In piazza per sostenere i dipendenti licenziati dalla Star. Si è tenuto lunedì 31 maggio, nella piazza del Comune di Agrate Brianza, il presidio organizzato da Flai Cgil di Monza e Brianza a pochi giorni dalla notizia del licenziamento di un dipendente «con il pretesto della mascherina abbassata».
Un caso analogo era accaduto lo scorso febbraio: «Era già capitato all’inizio di quest’anno con Fabrizio Ferrari, 51 anni e dipendente da 25 anni nello stabilimento brianzolo. Ferrari era da molti anni impegnato nell’attività sindacale della Flai brianzola e aveva subito il licenziamento con lo stesso pretesto».
Diverse le persone che sono intervenute alla manifestazione: «Siamo qua a sostenere i lavoratori licenziati alla Star con il pretesto della mascherina abbassata – ha spiegato Federica Cattaneo, segretaria generale Flai Cgil Monza e Brianza – Continueremo la battaglia per il loro reintegro e in futuro organizzeremo ulteriori iniziative per far capire all’azienda che non si può licenziare i lavoratori con simili pretesti».
In piazza erano presenti anche Giovanna Amodio, Tino Magni e Onorio Rosati – in rappresentanza di Sinistra Italiana Monza e Brianza – e il deputato leghista Massimiliano Capitanio: «Ho aderito convintamente al presidio organizzato oggi dai lavoratori della Star davanti al municipio di Agrate – ha dichiarato Capitanio -. La sicurezza sul lavoro, anche alla luce delle recenti tragedie in tutta Italia, è una priorità inderogabile, ma non deve essere utilizzata come pretesto per licenziamenti anomali. I trenta milioni di euro investiti dalla proprietà devono essere un volano per nuove assunzioni, perché l’innovazione non deve essere finalizzata a una riduzione della forza lavoro. Negli anni Ottanta la Star dava lavoro a oltre 3000 persone, oggi i dipendenti sono meno di 170: è una soglia sotto cui non si deve assolutamente scendere se davvero si crede nelle potenzialità di questo polo produttivo. Oggi, però, il primo pensiero va ai due lavoratori che, dopo decenni in fabbrica, rischiano di perdere il posto di lavoro anche per colpa delle sciagurate conseguenze delle politiche dell’allora ministro Fornero».