La mafia in Brianza: perché è radicata nel territorio, come si muove e cosa si può fare tutti per contrastarla. Di tutto questo si è parlato martedì sera durante l’incontro “Le mafie in Brianza e l’antimafia dei cittadini” organizzato dal Comune in collaborazione con l’associazione BrianzaSiCura. Per Agrate è stato il primo appuntamento organizzato con l’associazione dopo che due anni fa tra i due enti è stata firmata l’adesione.
Al tavolo dei relatori erano seduti il sindaco Simone Sironi, il presidente di Brianzasicura Roberto Beretta e Francesco Terragno, ricercatore, fondatore di Stampo Antimafioso e collaboratore della Commissione antimafia regionale.
A fare gli onori di casa il primo cittadino Sironi: «Serate come queste sono importanti perché danno la possibilità di dare diversi punti di riflessione – ha spiegato – Abbiamo aderito a Brianzasicura un paio di anni fa perché abbiamo visto quanto è importante fare rete per il contrasto alla criminalità. Già da diversi anni siamo impegnati sul tema della legalità, a partire dal 2009 quando abbiamo intitolato la sala centrale del nostro centro giovani a Peppino Impastato, modello di impegno e coraggio per tutti, e il percorso è proseguito con importanti percorsi all’interno delle scuole. L’ultimo in ordine cronologico è il corso di formazione rivolto ai dipendenti comunali Legalità e libertà. Questo perché è ormai appurato da tempo che la criminalità organizzata è molto radicata nel nostro territorio. Tutti dobbiamo tenere alta la guardia e diffondere la cultura della legalità, il miglior antidoto contro l’illegalità».
L’approfondimento sulla questione criminalità organizzata e Brianza è stato invece affidato a Terragno che ha spiegato come la ’Ndrangheta, l’organizzazione mafiosa più presente nella provincia, abbia proprio scelto il nostro territorio come terreno di conquista: «Negli ultimi anni si è cercato di raccontare come la mafia ormai si sia spostata ai piani alti della società ma questo non è vero – ha spiegato -. Per avere il controllo bisogna intrecciare relazioni con il territorio, e quindi i mafiosi li si incontra più facilmente in un bar che nelle stanze del potere anche se poi è proprio il potere quello a cui mira la ‘Ndrangheta».
«Proprio per la conformazione sociale ed economica – ha proseguito Terragno – Questo territorio è composto da piccoli comuni ma anche da un grande e importante tessuto imprenditoriale. Rispetto ai grandi centri come Milano la periferia è più facile da colonizzare perché ovviamente i controlli sono minori e hanno avuto meno istituzioni contro cui scontrarsi. Senza contare che per molto tempo il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa, in tutta la Lombardia, è stato molto sottovalutato».
Terragno ha cercato inoltre di delineare i passi con cui la ‘Ndrangheta si muove sul territorio: «La fonte di maggior reddito per l’organizzazione rimane il narcotraffico e l’enorme quantità di denaro che frutta questa attività in qualche maniera deve essere riciclata e legittimata. E per questo ci sono attività in cui la presenza mafiosa è molto radicata come nel settore della somministrazione, della sicurezza di eventi e nelle imprese di pulizia. Ma pensare sia solo questo è riduttivo. Ciò a cui mirano è costruire una serie di relazioni e rapporti organici sul territorio, anche con la politica locale. La ‘Ndrangheta non fa i soldi per arricchirsi ma per aumentare il proprio potere, e questo è quello che più spaventa».
Altro modo in cui viene conquistato il tessuto economico è l’assalto alle imprese: «Anche qui sono importanti le relazioni. La scalata alle imprese inizia con la raccolta delle informazioni delle aziende in difficoltà. E ovviamente queste le devono prendere da qualcuno. Loro poi si presentano l’imprenditore offrendo un aiuto in cambio di un piccolo favore, come l’assunzione di un parente e pian piano, con violenza e intimidazioni si prendono il controllo dell’azienda. Questo serve loro per avere il controllo sulle persone. Ai duecento operai di un’azienda puoi dire a chi dare il voto alle elezioni, sempre sotto minaccia, e una volta eletto questo entra a far parte dell’istituzione, al tavolo dove si prendono le decisioni».
Il territorio si distingue però anche per l’impegno con cui cerca di contrastare il fenomeno: «C’è un attivismo che è difficile trovare anche altrove. Importanti sono i percorsi di legalità che si stanno realizzando nelle scuole. La scuola è importante per affrontare questi temi e il punto di partenza per creare una cultura della legalità. Anche le istituzioni, dai comuni alla Regione fino alle associazioni, sono oggi molto attive sul territorio. Negli anni anche le procure e le forze dell’ordine in questi anni hanno cambiato decisamente passo».