Addio “Vecchia Monza”, 70 anni di pasticceria: «È ora che mi riposi anch’io»

La pasticceria “Vecchia Monza” chiude per sempre dopo 70 anni di attività: lo ha deciso il titolare Emilio Caiani, figlio dei fondatori, a causa dei lavori di ristrutturazione del palazzo in cui si trova.
Monza: Emilio Caiani alla pasticceria Vecchia Monza
Monza: Emilio Caiani alla pasticceria Vecchia Monza Fabrizio Radaelli

Una storia lunga 70 anni che sta per terminare. Domenica 31 gennaio sarà l’ultimo giorno di apertura della storica pasticceria Vecchia Monza, in via XX Settembre, 17 nel rione San Carlo.

Era il 1951 quando Giulio Caiani e la moglie Luciana Mariani, sposi da tre anni, aprivano una pasticceria all’ingrosso nello storico palazzo costruito nel 1880. «I miei genitori spedivano i loro prodotti in diverse città italiane – spiega il figlio Emilio, 67 anni, che ha raccolto l’eredità – ricordo che da bambino con i miei amici aiutavo a montare le scatole dei panettoni. Per me era un gioco divertentissimo». Il 21 giugno 1963 la Vecchia Monza si trasformava in un negozio al dettaglio che ha deliziato il palato di diverse generazioni di monzesi. «Ero sempre dietro il banco e conoscevo i nomi dei clienti e gli ingredienti dei dolci. Papà mi raccontava anche la storia dei nostri macchinari. Uno di questi glielo aveva regalato il proprietario di una pasticceria di Milano dove lui aveva lavorato ancor prima della seconda guerra mondiale».

E ora arriva la parola fine. «Lo stabile ha bisogno di essere restaurato – spiega il titolare della Vecchia Monza – è da cinquant’anni che non vengono fatti interventi e i lavori sono parecchio onerosi. Se avessi avuto vent’anni di meno avrei gestito la situazione in modo diverso. Avrei potuto prendere in considerazione l’idea di trasferirmi con il mio laboratorio in un’altra sede ma alla mia età, sinceramente, non me la sento di affrontare spese su spese. Soprattutto in un periodo pieno di incertezze come questo».

La pandemia, in realtà, non ha avuto un impatto negativo sull’attività della pasticceria. «Il 2020 – afferma Caiani – si era aperto bene rispetto all’anno precedente e anche dopo la chiusura forzata durante il lockdown il lavoro è ripreso subito. Sono anni che resto aperto ad agosto e il giorno di ferragosto sembra la vigilia di Natale». E a proposito di festività, Caiani ammette che dopo le prime titubanze il mese di dicembre «è stato molto produttivo». In particolare, sono andate fortissimo le sue “ferraglie”, pezzi di cioccolato che riproducono arnesi da lavoro come pinze, chiodi, chiavi (tra cui un modello che si rifà a un esemplare del 1902), rubinetti, cavatappi e altro ancora. «È una produzione alla quale mi dedico dal 1990, che ha riscosso un grande successo sin dall’inizio. Richiede molto tempo e fatica: per lavorare un chilo di cacao ci vuole almeno un’ora. Il mio è un lavoro che comporta tanti sacrifici: non conosce né sabati né domeniche. Forse è giusto che adesso mi riposi anch’io».