«Antonino Cusumano non ha mai trattato gli imputati e gli indagati come pezzi di carta ma ha sempre rispettato l’umanità che rimane in qualsiasi persona, anche se responsabile dei più efferati delitti». Salvatore Bellomo è un pm della “vecchia guardia” della Procura di Monza. Quella che con Walter Mapelli, Alessandra Dolci, ma anche Olindo Canali, Valter Giovannini, ha lavorato, fin dai suoi primi anni a Monza, con il magistrato conosciuto soprattutto come il procuratore della Repubblica durante le indagini della tangentopoli brianzola.
Ma la prima cosa che vuole ricordare del capo dell’ufficio che segnò le inchieste degli anni 90, oltre alle sue riconosciute capacità di magistrato, è la sua umanità. Una dote che al giudice deceduto mercoledì a Macherio a 94 anni, era riconosciuta da molti.
«Era l’esempio del procuratore della Repubblica per eccellenza. Ti proteggeva – continua Bellomo – si esponeva in prima persona, non ti metteva mai in difficoltà ed era sempre pronto a sostenerti. E se doveva rimproverarti lo faceva in modo riservato». Un uomo, insomma, di «enorme umanità», che lo ha portato ad aiutare persone che avevano avuto guai con la giustizia ma che volevano lasciarsi alle spalle i loro errori e rigare dritto.
Teneva al rapporto con la gente tanto che una delle prime iniziative quando prese possesso del suo incarico in Procura fu di aprire le porte del suo ufficio , mettendosi a disposizione, ogni venerdì, per chi voleva segnalare reati e fornire spunti per le indagini.
Prima di Monza fu giudice di Corte d’Assise, protagonista di vicende che hanno segnato la storia giudiziaria, e non solo, del Paese.
Si occupò del processo per l’uccisione di Walter Tobagi e di quello per l’omicidio di Sergio Ramelli, così come del caso Terry Broome.
«Un ottimo magistrato ed un uomo di grande umanità – dice Alessandra Dolci, ora coordinatrice della Dda di Milano – sono molto dispiaciuta». Funerali venerdì 4 marzo alle 10.45 in Duomo a Monza.