Ci sono nomi che entrano nelle case, parte di quel lessico famigliare fatto di incontri e condivisione intorno alla tavola. Ci sono nomi, e loghi, che diventano per antonomasia il prodotto stesso. Mentre a Milano il panettone si chiama Motta, a Monza, da oltre ottant’anni, il panettone è Bettini.
Un’azienda figlia della Brianza, nata dall’intuizione di Oreste Bettini e sviluppata poi in chiave moderna dal figlio Gianni. Un uomo buono, capace di fare di un piccolo laboratorio artigianale un’impresa, e che non ha mai perso umanità e solidarietà verso i più piccoli e indifesi. Gianni Bettini si è spento lunedì all’età di 88 anni. Ieri i funerali nella chiesa di San Biagio, gremita di amici, colleghi, compagni di lavoro e soprattutto dei tantissimi fratelli nel volontariato, conosciuti e amati in oltre quarant’anni di servizio nell’Unitalsi.
Difficile inquadrare Gianni Bettini con un’unica etichetta. In lui c’era il piglio organizzativo dell’imprenditore, ma anche la delicatezza del padre e la cura dell’amico. Uomo di fede e di sport. Nel dopo guerra militò nella compagine dell’Hockey club Monza e giocò nella Nazionale italiana di hockey a rotelle, partecipando a due campionati mondiali. E forse proprio il gioco di squadra imparato sui campi ha plasmato quel suo spirito pratico, rendendolo capace di fare forma concreta a mille idee. Quello in azienda è stato solo un capitolo nella sua parabola di vita. Lui, pasticcere alla Motta di Milano, sapeva fare i panettoni e così iniziò a produrli anche a Monza. All’inizio ci fu il Caffè Romano, in via Dei Mille, una pasticceria aperta dal padre Oreste, poi divenne un laboratorio in via Moriggia e dalla fine degli anni Sessanta un’azienda vera e propria, nella sede attuale di via Modigliani. «Grazie a lui l’azienda è cresciuta, sapeva pensare in grande, precorrendo i tempi», ricorda Dario Pessina che oggi gestisce l’azienda insieme alla moglie Paola, nipote di Gianni.
All’inizio degli anni Ottanta l’azienda Bettini era ormai avviata e protagonista nel panorama delle industrie alimentari. I tempi erano maturi per cedere le redini dell’impresa e dedicarsi al volontariato, autentica passione di tutta una vita. Fu proprio in quegli anni, e precisamente nel 1981, che ebbe l’intuizione di estendere le esperienze di volontariato dell’Unitalsi oltre i pellegrinaggi. Nacquero le vacanze estive: prima a Peania, poi a Loano e infine nella casa di Borghetto Santo Spirito. In quegli anni divenne presidente dell’Unitalsi di Monza, un incarico che portò avanti per vent’anni, fino al 2000. “Inventò” anche il treno dei bambini, pellegrinaggi a misura di bimbo, pensati in ricordo dell’amico Pasquale Nova, con il quale aveva condiviso l’impegno in Unitalsi.
Anche l’Associazione volontari ospedalieri porta la firma di Gianni Bettini che fondò la sezione di Monza insieme a un altro unitalsiano, il dottor Peppino Nobili. E infine il gruppo Sacro Cuore, che festeggerà il prossimo anno quarant’anni di attività, avviato con padre Pietro Cavazza e Generosa Nova. Una vita intensa vissuta con bontà e nella bontà.