Nuovo processo per N.P., 50 anni, il cinisellese con casa a Monza già condannato a 22 anni per l’omicidio e l’occultamento del cadavere in uno scantinato (dove era rimasto dal 2012 al 2018) di Antonio Deiana, 36 anni comasco, conoscente dell’assassino e, forse, legato a lui da questioni di droga.
I pm monzesi Carlo Cinque e Marco Santini hanno rimandato a giudizio N.P., che, nel periodo del ritrovamento del cadavere, abitava in un appartamento di lusso a Monza, per detenzione di 4 chili di cocaina. Proprio la stessa droga che – secondo l’accusa – avrebbe costituito il movente, peraltro mai accertato, del delitto.
Nuovo processo a Monza per il killer di Deiana il cui cadavere fu murato in cantina
Deiana il 20 luglio 2012 era stato attirato nella cantina di L.S., presunto complice di N.P. e qui, insieme, lo avevano colpito con 15 coltellate, di cui una letale alla gola, e poi lo avevano “murato” sotto il pavimento. Quel giorno Deiana aveva con sé uno zaino con i 4 chili di cocaina, questo almeno risultò dalle intercettazioni in carcere di L.S., ma ci sarebbe stata una lite anche per un borsone con 20 mila euro sottratto dalla stessa vittima. N.P. – che aveva un passato nella malavita del Nord Milanese – ai tempi del delitto era il titolare di una tabaccheria a Cinisello, ma la sua vita era al di sopra delle sue possibilità, tanto che si diceva che facesse l’ investigatore privato e il bodyguard.
Nuovo processo a Monza per il killer di Deiana: l’intercettazione in carcere
Nel 2018, mentre viveva a Monza in centro, i poliziotti di Como avevano intercettato in carcere L.S., che si era già dichiarato colpevole del delitto Deiana ed era stato arrestato, e scoperto la verità, ovvero che L.S. non aveva agito da solo. Lo stesso infatti aveva confidato durante una lite con la moglie “che le avrebbe fatto fare la fine di quello là” (riferito a Deiana). Così la polizia il 9 novembre 2018 era andata a Cinisello in via Pila e aveva trovato il cadavere nascosto di Deiana. A quel punto N.P. era stato arrestato per omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. Nel processo l’accusa non era riuscita a provare la premeditazione e quindi il cinisellese era stato condannato a 22 anni, mentre il complice L.S. a 30 anni.