Accertamenti su armi sequestrate a Monza per fare luce sull’omicidio Pecorelli

Riguarda anche Monza una nuova indagine avviata dalla Procura di Roma in relazione all’omicidio irrisolto del giornalista Mino Pecorelli, ucciso il 20 marzo del 1979 nella capitale. La Digos ha avuto la delega di avviare nuovi accertamenti balistici su alcune armi che furono sequestrate a Monza nel 1995 ad un soggetto in passato esponente di Avanguardia Nazionale
Le armi potrebbero ancora trovarsi nell’ufficio dei corpi di reato del tribunale di Monza
Le armi potrebbero ancora trovarsi nell’ufficio dei corpi di reato del tribunale di Monza

Riguarda anche Monza una nuova indagine avviata dalla Procura di Roma in relazione all’omicidio irrisolto del giornalista Mino Pecorelli, ucciso il 20 marzo del 1979 nella capitale. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, la nuova indagine scaturirebbe da una richiesta avanzata alcune settimane fa e depositata negli uffici della Procura romana da Rosita Pecorelli, la sorella del giornalista. I magistrati hanno affidato una delega agli uomini della Digos per svolgere una serie di accertamenti preliminari dopo l’istanza.

In particolare, nel provvedimento, redatto dall’avvocato Valter Biscotti, si chiede ai pm di avviare nuovi accertamenti balistici su alcune armi che furono sequestrate a Monza nel 1995 ad un soggetto in passato esponente di Avanguardia Nazionale. Si tratta, tra le altre, di una pistola Beretta 765 e di quattro silenziatori artigianali. Nella richiesta finita all’attenzione dei pm si fa riferimento anche ad una dichiarazione che l’estremista di destra Vincenzo Vinciguerra fece nel 1992 all’allora giudice istruttore Guido Salvini. Vinciguerra sosteneva di aver sentito un dialogo in carcere tra due militanti di estrema destra in cui si affermava che l’uomo poi arrestato tre anni dopo a Monza aveva in custodia la pistola usata per uccidere il giornalista.