Chi ha fatto il furbo e chi, molto più semplicemente, si è dimenticato di pagare le multe per le violazioni al Codice della strada prese nel 2015 rischia di vedersi recapitare a casa una cartella esattoriale. La musica si ripeterà, come a ogni inizio d’anno, quando in Comune si tirano le somme delle sanzioni mai riscosse e si iscrivono in ruolo gli incassi mai registrati: se per la Tosap l’ammanco ammonta a poco più di 51.000 euro, per i verbali appioppati dagli agenti della Polizia locale ad automobilisti e motociclisti la voragine è ben più ampia.
Gli importi mai depositati sui conti del municipio rasentano i 3 milioni, 2.997.036,48 euro. Se da qualche stagione parecchie persone sono invogliate a saldare il conto appena commessa la contravvenzione dallo sconto del 30% previsto per chi paga nel giro di cinque giorni, c’è sempre chi cerca di ignorare la multa.
Per loro il totale della parcella che verrà spedita nelle prossime settimane praticamente raddoppierà: resta da vedere, come sanno gli addetti ai lavori, quanti effettivamente metteranno mano al portafoglio. Una buona fetta dei morosi, statisticamente, continua infatti a ignorare i solleciti di pagamento. Le cartelle, però, potrebbero essere inviate anche a chi ha già pagato: chi si troverà con la sgradita sorpresa dovrà verificare se quanto sborsato corrispondeva a quanto dovuto e considerarlo un acconto.
In piazza Trento e Trieste contano di destinare la metà dei presunti introiti all’avanzo vincolato, 340.000 euro alle spese correnti mentre 57.800 dovrebbero andare al concessionario che recuperà il denaro e, infine, 1.158.000 euro rischiano di volatilizzarsi.
Per i brianzoli la violazione più insidiosa continua a essere il mancato rispetto del divieto di sosta, soprattutto negli orari di pulizia delle strade quando le vie devono essere lasciate libere per consentire il passaggio agli appositi mezzi. Se le multe per i parcheggi un po’ troppo liberi in un anno sono diverse migliaia, sono solo qualche decina, ma dagli importi ben più salati e che comportano una decurtazione di punti dalla patente, quelle appioppate a chi guida mentre armeggia con il cellulare senza l’apposito auricolare e ancora meno quelle affibbiate a chi viene pizzicato in stato di ebbrezza. Per tutti resta la magra consolazione di contribuire con le loro risorse, come prevede la legge, alla manutenzione dei semafori e della segnaletica stradale.
Poi, si diceva, la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, la cosiddetta Tosap. Pagarla non piace proprio. Lo dicono i numeri, scritti nero su bianco su una determina del responsabile dell’unità di progetto relativa alle politiche fiscali e finanziarie pubblicata sull’albo pretorio dell’amministrazione nei giorni scorsi. Sono 449 gli avvisi di accertamento che gli uffici di piazza Trento e Trieste hanno inviato, tanto per omesso quanto per parziale versamento della tassa. Dal 2011 al 2016 il periodo temporale considerato e quasi 161mila euro l’entrata, accertata, che il comune sta man mano recuperando. In dettaglio: 37mila circa gli euro relativi al 2011, oltre 22mila quelli del 2012 e una cifra simile per il 2013, quasi 23mila euro. E ancora: 32mila nel 2014, 39mila nel 2015 e poco meno di 7mila nel 2016. I conti, comunque, si stanno per pareggiare: diverse decine di migliaia di euro sono già entrate, negli ultimi anni, nelle casse comunali.
La tassa si calcola in base alla superficie occupata, alla classificazione della via interessata e alla durata dell’occupazione, che può essere temporanea o permanente. Si applica tanto sui beni del patrimonio comunale e provinciale, come strade, piazze e parchi, tanto su quelli del patrimonio demaniale. Per legge gli avvisi di accertamento devono essere notificati entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati.
Ecco allora che gli uffici comunali di settore, sotto la guida della dirigente Bianca Campanale, hanno elaborato la determina una manciata di giorni prima di Natale, lo scorso 22 dicembre, nel pieno rispetto dei “tempi di esecuzione delle attività e dei procedimenti previsti dalla normativa di riferimento”, come si legge nel documento.
Poi ci sono trentasei gli avvisi di accertamento per omessa dichiarazione dell’imposta comunale sulla pubblicità. L’ufficio Tosap, pubblicità e affissioni ha tirato le somme: al 27 dicembre 2016 ha decretato mancanti poco più di 46mila euro – 46.120, per l’esattezza. Carte alla mano, i tecnici comunali hanno si sono preoccupati della “rettifica delle dichiarazioni incomplete o infedeli o dei parziali o ritardati versamenti” e hanno lavorato “all’accertamento d’ufficio delle omesse dichiarazioni o degli omessi versamenti”. Per legge, infatti, gli avvisi di accertamento devono essere notificati, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati. E se nel 2012 sono si sono riscontrate omesse dichiarazioni per soli 55 euro, e soli altri 178 euro sono stati notificati nel 2014, la cifra è diventata più consistente negli ultimi due anni. 31mila 646 gli euro segnalati per il 2015 e 14mila 241 quelli notificati nel 2016.
Le tariffe dell’imposta sulla pubblicità sono state aumentate dall’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Scanagatti nell’agosto del 2014: la tassa si applica “alla diffusione di messaggi pubblicitari, attraverso forme di comunicazione sia visive sia acustiche”. I costi si calcolano in base ai metri quadri di superfici occupati e per ogni mese, o frazione, per cui la pubblicità resta affissa.
Varia anche in base alle zone: rientrano nell’elenco comunale delle “vie in categoria speciale” tutte quelle del centro storico e le più importanti arterie cittadine.