Lissone, il sindaco Concetta Monguzzi torna sul voto contro la cittadinanza onoraria a Zaki: «Una ferita per la città»

«Abbiamo perso un’occasione. Lo dico con sincero rammarico, interpretando lo stato d’animo mio e dei consiglieri comunali che hanno votato a favore della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, ben consapevoli del regolamento comunale in vigore che prevede il 75% dei voti»
Il sindaco di Lissone Concetta Monguzzi
Il sindaco di Lissone Concetta Monguzzi

“Il voto del consiglio comunale contro la concessione della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki rappresenta, mi spiace dirlo, una ferita per la nostra città”. Il sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi, torna con queste parole su quanto accaduto in aula mercoledì 29 settembre dove non è stato approvato un ordine del giorno, presentato dal sindaco stesso, che proponeva di conferire la cittadinanza onoraria della città di Lissone allo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto in carcere in Egitto dal febbraio 2020. Non sono bastati, secondo regolamento, i voti a favore dei gruppi di maggioranza, del sindaco, del Movimento 5 Stelle e del consigliere comunale della Lega, Ambrogio Fossati.

“Abbiamo perso un’occasione. Lo dico con sincero rammarico, interpretando lo stato d’animo mio e dei consiglieri comunali che hanno votato a favore della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, ben consapevoli del regolamento comunale in vigore che prevede il 75% dei voti dell’assise necessari per attribuire questo riconoscimento a persone meritevoli- commenta il sindaco – quel numero non è stato raggiunto e la proposta di cittadinanza onoraria a Patrick Zaki è stata così respinta. Oltre i numeri, però, ci sono le storie. La cittadinanza onoraria a Patrick Zaki rappresentava un atto doveroso da parte della nostra città a difesa dei diritti politici, individuali e della libertà di pensiero di cui oggi Zaki è simbolo. Sono consapevole, anzi siamo tutti consapevoli, che in più parti del mondo assistiamo a situazioni in cui i diritti individuali non sono riconosciuti, in cui si è vittima di soprusi per opinioni, pensieri, espressioni. Al tempo stesso, i simboli permettono di superare se stessi, di dare un valore riconosciuto a situazioni analoghe”.

E aggiunge. “Noi tutti abbiamo presente il valore dei simboli. Vi chiedo: il Milite ignoto, divenuto poche ore fa cittadino onorario di Lissone con una delibera approvata dal consiglio comunale, non è anch’egli un simbolo? I simboli servono per riportare noi, i nostri pensieri, le nostre riflessioni, a realtà più grandi. Servono per costringerci a ragionare.

Zaki poteva essere il simbolo di tutti quei giornalisti, studenti, operatori, medici, religiosi, attivisti, che quotidianamente vengono privati della fruizione di quei valori riconosciuti come universali. Avevamo l’occasione per individuare Zaki come simbolo di tutte queste situazioni.

Qualcuno ha scelto di non farlo e in questo modo di non poter permettere l’attribuzione della cittadinanza onoraria”.

Monguzzi parla di “una ferita per la nostra città”. “Ci si è fermati a giudicare la posizione politica, la mancanza di correlazione col territorio, la personalizzazione, l’evolversi della situazione, scegliendo di non comprendere il significato vero che questo gesto poteva avere per la nostra comunità” conclude “ci si è sottratti alla responsabilità di riaffermare i diritti di libertà, di espressione, a poche ore dall’ennesima udienza che ne ha ancora una volta rinviato il processo.

Abbiamo perso un’occasione, il consiglio comunale aveva uno strumento, istituzionale, per far sentire la propria voce. Per mettersi in gioco. Per giocare un ruolo nel dibattito internazionale che riguarda Zaki. Avevamo, al di là delle opinioni politiche, un’occasione per manifestare il nostro sdegno per quanto accaduto e sta accadendo a Patrick Zaki e per difendere quei valori di libertà, civiltà e giustizia che sono stati rinnegati e traditi ancora una volta dal governo egiziano dopo la tragica vicenda di Giulio Regeni. Avevamo questa occasione, ma l’abbiamo gettata al vento”.