Erano operai, contadini, impiegati i 23 militari brianzoli internati nei lager nazisti per essersi rifiutati di aderire alla Repubblica Sociale di Salò dopo l’8 settembre 1943 a cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha attribuito la medaglia d’onore alla memoria. Il riconoscimento è stato consegnato giovedì 19 ai loro famigliari dal prefetto Enrico Roccatagliata: gli oltre 650.000 militari imprigionati, ha affermato, hanno «contribuito a recuperare l’onore dell’Italia», hanno combattuto una Resistenza senza armi e «dalla loro scelta si fa risalire l’inizio del riscatto nazionale».
In giorni drammatici, caratterizzati dall’incertezza, hanno «rifiutato l’asservimento a una logica di sopraffazione e predominio» basata sull’ideologia razziale «nella speranza di una nuova Italia». Erano consapevoli delle conseguenze di quella scelta, ha precisato il prefetto, e hanno resistito alle lusinghe degli infiltrati nazisti che nei campi di prigionia cercavano di convincerli a passare con le truppe tedesche. Eppure, ha aggiunto, solo dagli anni Ottanta lo Stato ha riconosciuto il loro sacrificio e, con la legge approvata lo scorso gennaio, ha istituito la giornata dedicata loro, fissata il 20 settembre.
Monza e Brianza: le parole per ricordare gli ex internati nei lager

Degli internati militari, ha spiegato il presidente del Comitato brianzolo delle pietre d’inciampo Fabio Lopez Nunez, 47.300 sono stati uccisi durante la detenzione e altri 13.000 sono morti sulle tradotte dirette ai lager. Ricordando le loro storie, ha detto, aiutiamo «i giovani a capire cosa è successo in quegli anni qui, nelle nostre famiglie».
«Comprendo la vostra emozione – ha commentato rivolto ai famigliari il presidente della Provincia Luca Santambrogio pensando alla prigionia del nonno Giulio – siate orgogliosi perché sapevano che a causa dello loro scelte avrebbero subito conseguenze pesanti». Se avessero aderito alla Repubblica di Salò, ha proseguito, avrebbero probabilmente ritardato la Liberazione di qualche mese. Coltivare la loro memoria, ha notato il sindaco di Monza Paolo Pilotto, dovrebbe aiutarci a «essere giusti» e a prendere esempio da chi ha saputo prendere decisioni difficili.
Monza e Brianza: chi è tornato e chi no dai lager

Tra i ventitrè brianzoli onorati venerdì sette non sono tornati a casa, uccisi dalla fame, dalle durissime condizioni del lavoro coatto nelle fabbriche belliche o fucilati: padre Luca Airoldi di Cornate d’Adda, Alberto Capra di Muggiò, Giovanni Ercolani di Albiate, Giuseppe Palermo di Bovisio Masciago, Angelo Pozzoli di Meda, Carlo Vismara di Besana e il monzese Virginio Vismara. Sono, invece, sopravvissuti agli stenti e alle violenze Angelo Bardelli di Lesmo, Ambrogio Brambilla di Bernareggio, Angelo Brambati di Sulbiate, Ettore Calvi di Vimercate, Giuseppe Ciceri di Correzzana, Luigi Corbetta di Muggiò, Domenico Fassi di Brugherio, Mario Fumagalli di Cesano Maderno, Girolamo Gallo di Giussano, Leonida Lessio di Muggiò, Pietro Lissoni di Cavenago, Romeo Magni di Vimercate, Edgardo Marelli di Aicurzio, Mario Ramazzotti di Muggiò, Enrico Ronchetti di Bovisio Masciago e Andrea Scaccabarozzi di Besana.
La cerimonia è stata accompagnata dall’orchestra d’archi del liceo Zucchi di Monza diretta dal maestro Gianbattista Pianezzola.