Lissone, l’Anpi attacca il Comune: 25 aprile ridotto a sagra rionale

Il sindaco, Laura Borella (Lega) cosi risponde all'Anpi che chiedeva di esporre il Tricolore al Palazzo comunale: «L’orientamento dell’Amministrazione comunale è quello - in generale - di non esporre drappi sugli edifici comunali, in quanto le proposte in tal senso sono molteplici. Pertanto, per non creare disparità alcuna, si preferisce non esporre alcun tipo di drappo/stendardo
Il monumento ai caduti di Lissone

«A parole l’Amministrazione di Lissone guidata dal sindaco Laura Borella (Lega) riconosce l’importanza storica indiscussa delle nostre motivazioni e del valore istituzionale e fondante della giornata del 25 aprile ma, nei fatti, la declassa a una qualsiasi manifestazione rionale ludico sportiva». È il rammarico di Pierangelo Stucchi, presidente della sezione lissonese dell’Anpi. E di colpo esplode la polemica in città sulla celebrazione del 25 aprile, festa della Liberazione. La causa di questo dissapore è lo scambio di mail intercorso proprio tra l’associazione e il sindaco Laura Borella, con il risultato che gli esponenti dell’Anpi si sono sentiti ben poco considerati. Tutto è iniziato quando la sezione provinciale dell’Anpi ha scritto a tutti i Comuni di Monza e Brianza. Una lettera uguale per tutti nel testo e nel contenuto: la richiesta era quella di esporre su un edificio pubblico uno striscione commemorativo dell’ottantesimo anniversario della liberazione. A livello brianzolo la lettera è stata accolta dei sindaci in modo differente: qualcuno ha accettato di buon grado, altri hanno preferito dire di no. In ogni caso altrove non si registrano frizioni di fronte al diniego.

Lissone, l’Anpi attacca il Comune: perplessità tra i banchi dell’opposizione sulla risposta data dal sindaco

Qui un primo motivo di perplessità era stato rappresentato proprio dalla risposta del sindaco, indirizzata alla sezione provinciale. «Abbiamo preso atto della vostra nota del 20 gennaio – aveva risposto il 24 febbraio il sindaco Laura Borella -, con la quale viene richiesta la possibilità di esporre nel mese di aprile un drappo/stendardo sugli edifici comunali in occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione. In ordine a tale richiesta precisiamo che l’orientamento dell’Amministrazione comunale è quello – in generale – di non esporre drappi sugli edifici comunali, in quanto le proposte in tal senso sono molteplici. Pertanto, per non creare disparità alcuna, si preferisce non esporre alcun tipo di drappo/stendardo. Resta indiscusso l’apprezzamento per la vostra proposta, nata per celebrare l’evento di importanza storica che il Comune di Lissone, sensibile ai valori della libertà, della pace e della solidarietà, intende celebrare come di consuetudine con una manifestazione istituzionale che ogni anno vede la partecipazione e collaborazione delle associazioni d’arma e volontariato della città». Visto il tenore della risposta, che non era stato granché apprezzato, si sono mossi i referenti cittadini dell’Anpi. «A noi – commenta Stucchi – il sindaco non ha nemmeno risposto. Abbiamo ricevuto una lettera firmata dalla sua segreteria: ci viene ribadito che «si conferma l’orientamento dell’Amministrazione comunale espresso precedentemente il 24 febbraio con nota indirizzata al comitato provinciale Anpi di Monza e Brianza». Più del no al drappo, insomma, qui conta anche il modo di rispondere con un rifiuto. Lo striscione, oltretutto, in città era già stato esposto con una iniziativa analoga dieci anni fa in occasione della celebrazione del settantesimo anniversario della liberazione. «Non ci rassegniamo – concludono gli esponenti cittadini dell’Anpi a che la Resistenza venga considerata come una fake news indegna di essere debitamente celebrata e tramandata. Uno striscione può forse infastidire qualcuno? Richiamiamo i nostri rappresentanti al dovere ineludibile di mantenere vivo e vitale il significato di quegli avvenimenti lontani ma sempre ‘attuali’, che anche qui a Lissone sono costati il sangue e la vita di nostri numerosi cittadini, senza i quali la nostra civiltà sarebbe stata ridotta a barbarie».