Salone del Mobile: l’export del legno-arredo paga dazio, ma cresce verso gli Usa

I dati 2024 sull’export elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo evidenziano una fotografia negativa del sistema produttivo nazionale (e brianzolo).
Federlegno Claudio Feltrin
Federlegno Claudio Feltrin

Sempre in viaggio. Perché ci sono altre sfide da affrontare, ci sono altri mercati da conquistare. Una scelta obbligata per un pezzo forte del sistema produttivo nazionale (e brianzolo) come quello del legno arredo. I dati sull’export elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo su dati Istat, infatti, evidenziano una fotografia negativa.

«L’export della filiera legno-arredo – specifica FederelegnoArredoha chiuso il 2024 con un calo del 2,1% sul 2023, attestandosi a circa 19,4 miliardi di euro. Un anno che ha visto alternarsi mesi con performance molto negative a mesi con performance molto positive, fino a chiudersi con un dicembre sostanzialmente stabile. Andamento che non ha consentito neanche di arrivare a un pareggio con il 2023. Il macrosistema arredamento ha comunque contenuto meglio le perdite con un -1,8%, raggiungendo un valore di 14,4 miliardi di euro, a conferma del ruolo strategico dell’arredo per la tenuta dell’intero settore».

Salone del Mobile: l’export del legno-arredo paga dazio, l’analisi del presidente Feltrin

«Nella Top Ten delle destinazioni dell’export italiano – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – si registrano forti flessioni soprattutto tra i Paesi Ue: la Francia con oltre 3 miliardi, rimane il primo Paese, ma registra -3,3%; mentre la Germania al terzo posto, perde un consistente 6% sfiorando i 2 miliardi di euro. Al di fuori dei confini europei, salta all’occhio il risultato degli Stati Uniti che si confermano al secondo posto (2,2 miliardi di euro) con un +1,5%, un mercato pertanto strategico che rischia però di essere messo in discussione dal pericolo dazi».

«Servono – aggiunge Feltrin strumenti di internazionalizzazione per esplorare nuove destinazioni, a partire da Emirati Arabi e Arabia Saudita, ma anche India e Brasile. L’India che troviamo ancora al 29esimo posto ma che, dal 2013 al 2023, ha visto quasi raddoppiare il proprio volume (da 69 milioni a 112 milioni di euro), mentre il Brasile che ad oggi occupa il 54esimo posto, ha registrato un +30,3% passando dai 26 milioni del 2019 ai 38 del ’24. C’è ancora molto lavoro da fare e i mercati non si creano dall’oggi al domani, ma credo che siano due Paesi da tenere nei radar».