La mattina del 3 ottobre, a Monza, in piazza Trento e Trieste, mentre gli studenti del Liceo Zucchi entravano a scuola, una delegazione di tesserati CGIL, con il segretario generale della Brianza Walter Palvarini, ha organizzato un comizio incentrato sulla Flat tax e sull’evasione fiscale. Prima di due tappe sul territorio monzese, l’iniziativa, secondo gli organizzatori, ha lo scopo di sensibilizzare gli studenti sui due temi che, a loro dire sarebbero “la causa dello smantellamento di istituzioni quali istruzione e sanità”. Proprio per questo la seconda tappa del comizio so è svolta davanti all’ospedale San Gerardo, sempre a Monza.
Si tratta di iniziative locali proposte “in preparazione alla manifestazione nazionale del 7 ottobre a Roma” dicono dalla Cgil. Nella capitale si terrà “La Via Maestra – Insieme per la costituzione”, un incontro per parlare di temi caldi per i sindacalisti italiani: diritti, istruzione, salari, ambiente, democrazia, salute, pace e lavoro. Proprio per questo incontro nazionale CGIL Monza e Brianza organizza dei pullman che partiranno con tutti i tesserati che aderiranno. Oltre a CGIL in mattinata erano presenti Legambiente, Anpi, Libera contro le mafie e Acli e altri enti che hanno partecipato attivamente al flash mob.
Monza, politica davanti e dentro la scuola: cosa ne pensano gli studenti
Alla domanda se fosse corretto fare politica davanti alle scuole un esponente della Camera del Lavoro brianzola ha risposto: “La politica si fa quotidianamente in tutti i luoghi. Va difesa la scuola pubblica e questo è un modo per farlo”. E gli studenti cosa ne pensano? Daniele, sedici anni, pensa che iniziative di questo tipo possano influenzare ragazzi che, data la loro giovane età, non hanno esperienza o posizioni politiche. A suo parere sarebbe invece utile “organizzare incontri dentro la scuola che rappresentino le idee da tutti i punti di vista”.
Gaia, di diciotto anni, ritiene che la scuola sia “il luogo per eccellenza per fare politica, perché è qui che impariamo a prenderci cura della “cosa di tutti”” dice. E ancora, Matteo, diciotto anni, sostiene che spesso le manifestazioni a sfondo politico che coinvolgono le scuole creano disordine e caos più che produrre risultati effettivi. A suo parere “Protestando in piazza non si raggiungono gli obiettivi prefissati per il miglioramento della scuola”.