Paderno, ricercato da 139 giorniIn cella presunto boss ‘ndrangheta

Paderno, ricercato da 139 giorniIn cella presunto boss ‘ndrangheta

Paderno Dugnano – Di lui non si sapeva nulla da 139 giorni, fino all’arresto operato dai carabinieri del Gruppo di Monza nell’hinterland sud di Milano, dove si era nascosto. E’ finita a San Giuliano la latitanza di Vincenzo Mandalari, 50 anni, considerato bosso del locale di ‘ndrangheta di Bollate, l’ultimo nome di spicco che mancava per chiudere il cerchio sull’operazione Infinito di questa estate, che ha fatto luce sulle attività della malavita calabrese in Brianza. Nativo di Guardavalle, in provincia di Catanzaro, Mandalari è l’uomo che fa la chiamata nominale dei votanti per eleggere il mastrogenerale della “Lombardia” (l’articolazione regionale della ‘ndrangheta calabrese) all’ormai famoso summit tenuto al centro intitolato ai giudici Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano. Considerato capo cosca di Bollate (“fino a prova contraria qui comando solo io – dice in una telefonata intercettata dagli inquirenti nel 2008 e riportata nell’ordinanza restrittiva del gip Andrea Ghinetti – se qui mettono le mani scendo con due pistole e sparo alle gambe”), l’influenza di Mandalari si fa sentire anche a Paderno Dugnano. Qui, infatti, avrebbe inserito il cugino trentenne Orlando Vetrano a lavorare nella società che gestisce le acque pubbliche in diversi Comuni brianzoli. Sempre a Paderno sono in corso approfondimenti su altri appalti pubblici, come quello relativo al servizio di spalatura della neve. “Non è un boss della mafia, e lo dimostreremo”, è stata la dichiarazione del difensore di Mandalari, l’avvocato Manuel Gabrielli di Seregno.
f. ber.