Vimercate – È già rientrata a casa la donna che la settimana prima di Natale ha viaggiato con Kharat Mohammed, il siriano che ha rapito la sua stessa figlia portandola fuori dall’Italia. I carabinieri l’hanno già ascoltata e sembra che al momento abbiano escluso responsabilità nel rapimento. La donna, una cornatese che conosceva da tempo il 25enne siriano, sarebbe partita con lui, convinta che si trattasse di una piccola vacanza in compagnia della piccola Emma, nemmeno due anni.
Arrivati ad Atene, ultima città in cui siano state riscontrate tracce della presenza dello straniero, lui avrebbe detto di dover gestire un contrattempo, convincendo la cornatese a prendere il primo aereo per Malpensa. Vittima della situazione, in questo momento, è la madre della piccola Emma, Alice Rossini, 31 anni, trasferitasi a Velasca a casa della madre qualche mese fa, dopo la separazione dal compagno siriano. «Siamo in attesa di novità -ha commentato la vimercateseogni volta che sento il telefono supplico che si tratti dei carabinieri che mi avvisano almeno di averla trovata. Li ho incontrati martedì; mi hanno detto che potrebbe essere una cosa lunga, ma che tutte le forze possibili sono state mobilitate».
La frazione di Vimercate Velasca nei prossimi giorni si mobiliterà per cercare di tenere alta l’attenzione sul caso della piccola Emma: l’associazione VelascAttiva ha organizzato per sabato 7 gennaio una fiaccolata che partirà da piazza Giordano Bruno intorno alle 20.30.
Intanto il Natale è trascorso tra le visite dei parenti «giusto per fare passare le ore, perché l’attesa sembra non finire mai, soprattutto nei giorni di festa». Di Mohammed per ora non c’è traccia. L’uomo è sicuramente arrivato ad Atene con la bambina e l’amica di Cornate, ma pare che il suo nome non compaia su nessun volo aereo dalla capitale greca, nemmeno verso la Siria. Non si può dunque dare per scontato che il suo obiettivo sia davvero quello di tornare in patria, come aveva scritto alla ex compagna nel suo ultimo messaggio inviato. «Da allora il suo cellulare è spento -ha spiegato la 31enne- credo abbia buttato la scheda». È così che il 25enne ha polverizzato in un attimo tutta la sua esistenza in Italia, compreso il regolare lavoro di marmista per un’azienda di Trezzo.
Lunedì prima di Natale i colleghi e superiori lo hanno atteso invano. Ad Alice Rossini hanno spiegato di non aver intuito nulla delle intenzioni del siriano. Nessuna informazione è stata fornita nemmeno dai parenti del giovane, zii e cugini che abitano a Concorezzo e che Alice aveva già chiamato il giorno della scomparsa, ma senza ottenere risposta. «Sono convinta che si tratti di una vendetta nei miei confronti per averlo lasciato -ha spiegato- e sono convinta anche che non abbia fatto tutto da solo ma che sia stato aizzato, probabilmente dai suoi familiari che abitano in Siria e che vorrebbero che mia figlia crescesse come una musulmana».
La vimercatese non si lascia abbattere dall’ansia, ringrazia i carabinieri «che fanno tanto e che ho sentito molto vicini» e dichiara di fidarsi di loro: «fino a quando ho questa speranza resto in piedi». Insieme ai carabinieri della compagnia di Vimercate stanno ovviamente indagando acnhe gli uomini dell’Interpol. Il fascicolo sul rapimento della bambina nel frattempo è finito nella mani dei magistrati della procura di Monza.
Valeria Pinoia