’ndrangheta a Monza e Brianza: emissari del boss portano regali in via Manzoni

Ancora la ’ndrangheta e la Brianza, questa volta per l’operazione Provvidenza che ha portato al fermo di 33 persone considerate affiliate alla cosca Piromalli. Nelle carte si parla di Monza e Brianza, di rapporti con uomini d’affari, locali da aprire in città e di quella trasferta in centro per lasciare i regali di Natale a un manager amico.
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Dia US - Direzione Investigativa Ant

I rapporti con gli uomini d’affari brianzoli, il locale da aprire a Monza e quella trasferta in centro città per lasciare i regali di Natale alla porta di un manager amico. C’è più di un riferimento a Monza e Brianza tra le carte dell’operazione ’Provvidenza’, che la scorsa settimana ha portato al fermo di 33 persone ritenute affiliate alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e accusate a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di droga, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati.

Provvedimenti firmati dalla Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, nelle persone dei procuratori aggiunti Calogero Gaetano Paci e Federico Cafiero de Raho. Inchiesta che vede al centro la figura del potente boss Antonio Piromalli, classe 1972, casa a Milano in zona stazione Centrale: il “padrone” del mercato ortofrutticolo, oltre che boss imprenditore con le mani in pasta in tanti affari, dalla moda alla grande distribuzione alle attività connesse all’industria turistica.

In questo ultimo, ambito, l’interesse degli indagati, si legge nelle carte della magistratura reggina, risultava essere quello della gestione dei servizi logistici per i villaggi turistici, in particolare quelli della pulizia, o la ristorazione all’interno degli stessi.

Due i personaggi di riferimento: Nicola R., 44 anni, della provincia di Matera, e Francesco C., 39 anni, residenza a Roma e domicilio a Gioia Tauro. I due, il 19 dicembre 2015, i due sono a Monza. La destinazione è un appartamento di via Generale Osio, una traversa di via Manzoni. Il primo scende dall’auto e scarica “varie cose dal portabagagli”, per lasciarle alla porta di casa di un alto dirigente del gruppo ‘Club Med’.
Consegna i “regali” alla moglie e si allontana con l’amico verso Milano. Secondo gli inquirenti, queste regalie sono la dimostrazione di “rapporti corruttivi di natura privata gestiti e coltivati” dai due, che “si recano insieme a recare ‘doni’ – prodotti della terra ma anche le tradizionali ‘bustarelle’ – ai vertici di una serie di società in vista di un tornaconto in termini di commesse”.

Accertamenti della magistratura in corso su questi aspetti. Emerge anche la figura di Alessandro P., 38 anni, di Olginate (Lecco) considerato uno degli imprenditori diretta emanazione degli interessi del boss imprenditoriale. Lui è l’uomo in stretto rapporto con un monzese residente a Sovico, manager presso la catena di supermercati Bennet, per gli affari relativi alla commercializzazione dei prodotti alimentari calabresi nei punti vendita, e per la realizzazione di un centro commerciale a Gioia Tauro. Il brianzolo, secondo quanto emerge dalle carte, “poneva il suo qualificato circuito relazionale a disposizione della consorteria”.

Infine, tra i destinatari del provvedimento di fermo figura anche il monzese di nascita Giovanni S., residente a Cusano Milanino, “imprescindibile punto di riferimento per Piromalli a Milano”, col quale è legato da rapporto di parentela, essendo il cognato del boss, e Alessandro P., 30 anni, raggiunto nel 2015 da provvedimento restrittivo del tribunale di Monza nell’ambito dell’indagine July su un traffico internazionale di droga.