Monza, la Regione ha deciso: la Fondazione Mbbm non si tocca e va avanti

La Regione impone all’Asst San Gerardo e al direttore Stocco di dare seguito alla decisione di proseguire con il progetto di sperimentazione che ha dato vita all’ospedale del bambino con la fondazione Mbbm. Maroni: «Il problema è risolto».
Il reparto di neonatologia della Fondazione Mbbm all’ospedale San Gerardo
Il reparto di neonatologia della Fondazione Mbbm all’ospedale San Gerardo Fabrizio Radaelli

«Con una delibera abbiamo imposto alla Asst San Gerardo di dare corso alla precedente decisione del 3 aprile»: significa che la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma proseguirà il suo lavoro esattamente com’è stata finora, nonostante le riserve manifestate dal direttore generale Matteo Stocco. «Per me il problema è risolto» ha aggiunto il presidente della Lombardia in anteprima al Cittadino di Monza, mettendo la parola fine a una discussione che tiene banco da oltre un anno.

Anche l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera è fermo: «La giunta regionale ha voluto ribadire la professionalità, virtuosità ed efficacia del lavoro svolto dal Comitato di Sorveglianza sulle sperimentazioni gestionali e ha voluto recepire le sue conclusioni in merito alle riflessioni avanzate dal Collegio sindacale dell’Asst sul progetto».

La delibera di giovedì di fatto ribadisce quanto stabilito a inizio aprile imponendo di darne immediata esecuzione al San Gerardo.

«Il Comitato di sorveglianza – ha spiegato l’assessore – ha evidenziato che le riflessioni del Collegio sindacale, causate solo da una lettura superficiale degli atti, non possono in alcun modo essere oggetto di ripensamento del progetto di sperimentazione al quale si è pervenuti invece sulla base di una lunga e complessa istruttoria, comportante non solo il vaglio della fattibilità del Piano di gestione e di rientro dal debito maturato dalla Fondazione verso l’Asst di Monza, ma anche la fattibilità, sul piano clinico-organizzativo-economico. La rimodulazione, insomma, non ha oggi alternative valide, né sul piano clinico-assistenziale, né su quello organizzativo, e neppure su quello patrimoniale».