Monza: 16enne fuggito dall’Albania trova rifugio nel condominio, lo ospitano a casa

«L’ho portato a casa, ha fatto una doccia calda e adesso dorme sul nostro divano. E secondo voi potevamo lasciarlo così?»: una monzese e il marito hanno ospitato temporaneamente un ragazzino 16enne che si è allontanato da solo dall’Albania. La polizia: contattate tutte le strutture di accoglienza anche fuori provincia ma non c’era posto.
Una volante della polizia
Una volante della polizia

«L’ho portato a casa, ha fatto una doccia calda e adesso dorme sul nostro divano. E secondo voi potevamo lasciarlo così?»: una valanga di commenti e di like per il post che una monzese ha pubblicato sabato sera 9 settembre sul gruppo Facebook Monza Info. Parla di un ragazzino albanese 16enne che lei e il marito hanno trovato nell’androne del loro palazzo. «In calzoncini e maglietta, fradicio e infreddolito – scrive – con in mano il cartone di una pizza gelata quanto lui che cercava l’ufficio minori che ha sede nel mio condominio».

«Con il mio inglese stentato – ha proseguito – abbiamo capito che è arrivato 5 giorni fa dall’Albania da solo, con l’autobus, in qualche maniera è arrivato a Monza dove si è recato al commissariato di polizia. Ci mostra un foglio rilasciato oggi dall’ufficio di polizia di Monza dove, dopo averlo identificato, lo invitano a presentarsi lunedì al suddetto ufficio per chiarire la sua posizione e poi l’hanno lasciato andare».

«Massimo rispetto per le forze dell’ordine e per il loro lavoro (…) ma l’umanità dove la mettiamo? – conclude – Ho appena finito di parlare con la polizia, nessuna struttura fra Milano e Monza ha potuto o voluto prenderlo».

Dal commissariato di Monza confermano di aver cercato invano di collocare il minore nelle strutture di accoglienza della provincia e non solo, ma al contempo respingono le osservazioni ricordando che questa è la prassi e che in commissariato non è possibile ospitare senzatetto, ancor di più minori, tenendo anche conto che, nel caso, occorrerebbe staccare gli agenti di una volante dal territorio per farli presenziare. Nulla osterebbe invece ad accompagnare il soggetto a strutture di accoglienza disponibili. La questione vera è invece capire perché queste ultime sono sature.