Icmesa Seveso, no risarcimenti La Cassazione boccia le richieste

È dei giorni scorsi la notizia del deposito delle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione che ha respinto le richieste risarcitorie per 326 sevesini per i danni che avrebbero subito a causa della mancata bonifica. Il ricorso era stato effettuato dai cittadini.
Lo stabilimento dell’Icmesa in una foto d’epoca
Lo stabilimento dell’Icmesa in una foto d’epoca

«In Italia la giustizia è come una ragnatela. I moscerini vi incappano, i mosconi la sfondano» Usa una metafora ed è lapidario Gaetano Carro, presidente del Comitato 5 D, ex assessore comunale negli anni Ottanta, che molto si è speso per far ottenere ai sevesini quelli che ha sempre considerato i dovuti risarcimenti per l’incidente dell’Icmesa. È dei giorni scorsi la notizia del deposito delle motivazioni della Corte di Cassazione romana che respingeva le richieste risarcitorie per 326 sevesini per i danni che avrebbero subito a causa della mancata bonifica. Il ricorso era stato effettuato dai cittadini, mentre il Comitato 5 D (Difesa diritti danneggiati dalla diossina) ha avuto un ruolo di coordinamento dell’istanza. Gaetano Carro è la persona che più di tutti conosce fin nei minimi dettagli le vicende giudiziarie che negli anni si sono susseguite dopo il 1976. In principio i cittadini che avevano chiesto un risarcimento erano stati più di mille. Nell’aprile del 2005 era iniziato, in tribunale a Monza, il processo contro l’Icmesa accusata di condotta omissiva proprio in merito alla mancata bonifica della zona contaminata. I cittadini, negli atti del processo, sottolineavano “il carattere permanente del danno” che aveva determinato “una situazione lesiva delle loro posizioni , sottoposti a continui controlli”. In primo grado il giudice respinse il ricorso e lo stesso fece la Corte d’appello: «La mia delusione è triplice. A mio avviso hanno sbagliato i giudici e gli avvocati. I sevesini hanno diritto a quei risarcimenti – ha continuato Carro – Ingiustizia è fatta. Ero convinto che solo la Regione Lombardia fosse colonia svizzera, ma evidentemente lo è anche l’alta magistratura romana».