«Dall’Ici alla Tasi le tasse a Monza e Brianza sono raddoppiate»

I conti in tasca ai brianzoli di Gilberto Gelosa, presidente dei commercialisti di Monza e Brianza: «La fantasia delle amministrazioni comunali ha creato una confusione incredibile tra i contribuenti»
«Dall’Ici alla Tasi le tasse a Monza e Brianza sono raddoppiate»

«Lo sa quale è il problema più grosso? La confusione. Nella pubblica amministrazione e, di conseguenza, tra i contribuenti». Non usa mezze misure Gilberto Gelosa, presidente dell’ordine dei commercialisti di Milano e Monza, commentando le sempre più vicine scadenze fiscali di fine anno.

Tutti sanno, portafoglio in mano, che quest’anno la clava fiscale ha lasciato pochi sogni sotto l’albero. E Gelosa conferma tutto: «Certo, con l’arrivo della Tasi si paga molto di più – spiega -. Il passaggio dall’Ici all’Imu fino alla Tasi ha portato a un sostanziale raddoppio della tassazione sulla casa. E questo nel giro di tre, quattro anni. Basti pensare a un dato: la Tasi colpisce laddove l’Imu esentava. Con l’imposta dello scorso anno la prima abitazione era esclusa dal pagamento. Oggi con la nuova tassa, invece, nonostante tutte le riduzioni previste, viene colpita dal balzello».

E se è dal 2008, anno di abolizione dell’Ici, che i proprietari di case non erano più abituati a versare l’obolo per la propria abitazione, quest’anno oltre alla mazzata psicologica del ritorno del balzello sulle mura domestiche hanno dovuto fare i conti anche con le amministrazioni comunali che,sempre in cerca di denaro fresco per far andare avanti la macchina amministrativa (quasi tutte con il fiato corto per il crollo degli oneri di urbanizzazione per la crisi del mattone), hanno giocato al rialzo. Sulle tasse degli italiani. «Consideriamo un fatto – prosegue Gelosa -: l’acconto sulla Tasi è stato calcolato sulle aliquote in vigore nel 2013. Il saldo di fine anno, invece, lo paghiamo in base alle nuove aliquote decise in corsa durante il 2014. E i Comuni hanno giocato pesantemente al rialzo».

Oltre al danno, la beffa. Perché i rincari sono stati conditi da un’eccezionale dose di confusione. I Comuni non hanno certo brillato per comunicazione. E anche la discrezionalità lasciata a ogni singola amministrazione di determinare aliquote, sgravi, riduzione, soglie di tolleranza, invece di semplificare il tutto, ha creato una vera giungla di numeri. Nelle quali il malcapitato contribuente si è perso. «In un paese civile al contribuente arriva a casa il tributo da pagare entro una determinata data – attacca Gelosa -. Da noi non è andata proprio così. Alcuni sindaci hanno inviato a casa la modulistica relativa alla Tasi, altri no. C’è chi ha applicato detrazioni sui portatori di handicap, altri no. Chi sui figli a carico, chi solo dal secondo in avanti. Ai Comuni non è mancata la fantasia».

Poi è facile, tra acconti, seconde rate, saldi, fare confusione tra Tasi e Tari. Una consonante cambia tutto. Ci sono brianzoli che hanno pagato due volte lo stesso bollettino o che, pensando di essere a posto con il Fisco, hanno invece lasciato indietro qualche pezzo. Accorgendosi quando era ormai troppo tardi per rimediare.