Giornate Fai d’autunno: più di 200 persone e tanto interesse per l’abbazia benedettina di Seregno

Weekend di visite per le Giornate Fai d’autunno: a Seregno successo per l’apertura dell’abbazia benedettina, la biblioteca con le Cinquecentine, la liquoreria e la collezione dei gufi. Repliche domenica anche a Monza e Concorezzo.
Seregno: i visitatori osservano alcuni dei numerosi e preziosi manoscritti presenti nella biblioteca del monastero (foto Volonterio)
Seregno: i visitatori osservano alcuni dei numerosi e preziosi manoscritti presenti nella biblioteca del monastero (foto Volonterio)

Sabato e domenica, in occasione delle giornate Fai d’autunno, giunte alla decima edizione, l’abbazia san Benedetto di Seregno con l’annesso monastero, ha aperto le porte ai visitatori. Sabato 16 ottobre, dalle 9.30 alle 17, oltre 200 persone hanno avuto modo di visitare a gruppi di 15 l’intero complesso. Domenica, la replica dalle 13 alle 15. Le visite delle Giornate Fai d’autunno sono in programma anche a Monza e Concorezzo.

GUARDA Sul sito del Fai le visite a Monza e Brianza

Ad accompagnare i visitatori le guide del Fai e del circolo culturale Seregn de la memoria, che hanno fornito spiegazioni approfondite sul complesso monastico e sui ritmi che scandiscono le giornate dei dieci monaci benedettini olivetani rimasti.

Giornate Fai d’autunno: più di 200 persone e tanto interesse per l’abbazia benedettina di Seregno
Seregno: La famosa liquoreria dell’abbazia san Benedetto (foto Volonterio)

Molta anche l’attenzione e la curiosità nei confronti del complesso abbaziale e della sottostante cripta, ma anche la mostra degli oltre mille gufi collezionati dall’abate emerito dom Valerio Cattana. Il gufo, infatti, è il simbolo dei monaci, “perché come loro i monaci vivono in luoghi solitari, cantano nella notte, vegliano quando la gente dorme, si esercitano a vedere le tenebre. Per scrutare le tenebre bisogna avere occhi smisurati, gli occhi di Dio. Allora la notte diventa luce. Così è dei contemplativi: si ostinano a scrutare la notte di Dio, là come sentinelle in attesa, pazientemente appollaiati sulle loro fragili zampe, fino a che si levi il sole. Almeno così dicevano i padri del deserto”.