Giuseppe Terragni, la Brianza, la costruzione del design e del Razionalismo italiano

Sono passati quasi 120 anni dalla nascita di Giuseppe Terragni, l’architetto di Meda che ha costruito le basi del design e del Razionalismo italiano. Un ritratto.
La celebre Casa del Fascio di Como
La celebre Casa del Fascio di Como

Tra le figure di spicco dell’arte e dell’architettura italiana brilla il nome di Giuseppe Terragni (Meda 1904 – Como 1943), architetto italiano, considerato il massimo esponente del razionalismo italiano.

Occorre subito dire che a Terragni è capitato una sorta di ostracismo nell’ambito culturale, così come per anni è stato anche per Mario Sironi, per l’adesione di ambedue al fascismo; e come oggi Sironi è stato grandemente riabilitato, così pare che molti intellettuali e giornalisti italiani abbiamo ridato sguardo e voce a Terragni, sottolineandone superbamente l’eredità intellettuale e professionale. Brianzolo certificato, è da Meda che Terragni ha mosso i primi passi ed è da Meda che è stato faro per schiere di architetti e designer che lo ritengono uno dei riferimenti dell’architettura moderna.

Il razionalismo italiano è quella corrente architettonica sviluppatasi in Italia fra gli anni Venti e Trenta del Ventesimo secolo, raccordata con il Movimento Moderno internazionale, che ha inseguito prima i principi del funzionalismo, e proseguendo poi in vario modo sino agli Anni Settanta del Novecento. Sue radici ideali le troviamo nella romanità del De Architettura di Vitruvio e nel Rinascimento con il pensiero di Leon Battista Alberti, ma anche nell’architettura di impronta illuminista, con le opere di Gottfried Semper. Si era nel 1926 quando un gruppo di architetti del Politecnico di Milano (L. Figini, G. Pollini, G. Frette, S. Larco Silva, C. E. Rava, G. Terragni e A. Castagnoli sostituito l’anno dopo da A. Libera) formarono il Gruppo 7 che aderirà al MIAR (Movimento italiano per l’architettura razionale) nel 1928.

Giuseppe Terragni, la Brianza, la costruzione del design e del Razionalismo italiano
L’asilo Sant’Elia

Giuseppe Terragni è stato tra i sette punti di riferimento di quello che è considerato il Manifesto del Razionalismo Italiano (1937), e intensa sarà sempre anche la sua attività di divulgatore, attraverso la rivista “Quadrante”, di cui è stato co-fondatore. Il gruppo iniziò a farsi conoscere con una serie di articoli apparsi sulla rivista “Rassegna Italiana” e proprio su quella rivista, nel dicembre del 1926, il “Gruppo 7” rese noti al pubblico i nuovi principi per l’architettura, che si rifanno a quel Movimento Moderno che ormai era in crescita in tutta Europa. Il gruppo tuttavia mostrava una vivace attenzione sia al Deutscher Wekbund che ai costruttivisti russi, mentre prendeva le distanze dai nostri futuristi. Né va dimenticato che su di loro esercitò una grande influenza il libro di Le Corbusier del 1923 che ha per titolo “Vers une architecture”. E misero subito in risalto i loro primi risultati in quella che fu la “Prima Esposizione di Architettura Razionale” che ebbe luogo a Roma nel 1928 su iniziativa del gruppo stesso. Ma già nella “III Biennale di Monza” del 1927 Terragni aveva avuto modo di presentare le sue prime opere.

Giuseppe Terragni, la Brianza, la costruzione del design e del Razionalismo italiano
L’asilo Sant’Elia

La III Biennale di Monza – Terza Mostra Internazionale delle Arti Decorative dedicata a ”Il Novecento e il Neoclassicismo nella decorazione e nell’arredamento” – La semplificazione formale ebbe luogo a cura dell’ISIA di Monza fra il 31 maggio e il 16 ottobre 1927. L’esposizione, dedicata alle arti decorative, era suddivisa in cinque sezioni; due sezioni erano distinte in base alla provenienza territoriale dei partecipanti: la prima per gli ospiti nazionali ospitò dieci regioni italiane; la seconda, internazionale, ospitava espositori di otto nazioni. Una sezione era dedicata alla grafica ed all’editoria, una alle arti decorative e all’artigianato ed un’altra all’arredamento; 
un’apposita area espositiva era riservata agli artisti futuristi organizzata da Azari su incarico di Depero. Fra i partecipanti vi furono Felice Casorati, Francesco Nonni, Alberto Sartoris, Giuseppe Terragni, Guido Andloviz. Mario Radice offre questa valutazione di Terragni nel contesto del Movimento Moderno: “Non ho più conosciuto nessuno, dopo Terragni (anche dopo Cattaneo) che riuscisse a vivere come noi vivevamo, completamente estraniati dal mondo degli svaghi, dei divertimenti, dello sport, delle gite, della villeggiatura, del riposo. Si pensava, si parlava unicamente di arte”.

Un esempio significativo del suo pensiero e una chiara impronta di sintesi si svela nella casa del Fascio di Como del 1932-1936, dove la facciata è disegnata secondo le proporzioni della sezione aurea e nel contempo forme e strutture moderne si fondono con un impianto volumetrico e un equilibrio dello spazio architettonico classici.

Giuseppe Terragni, la Brianza, la costruzione del design e del Razionalismo italiano
L’asilo Sant’Elia

Nel 1938 ebbe modo di realizzare anche la Casa del Fascio anche a Lissone in Brianza, denominata in suo onore palazzo Terragni. Ma è la Casa del Fascio di Como, a detta di Ignazio Gardella, a far riconoscere il carattere originale del movimento moderno italiano; è quindi il momento della classicità che lo distingue dal movimento moderno internazionale che aveva fatto da colonna per il Razionalismo italiano: “il carattere della classicità, intesa non come riferimento mimetico a un determinato periodo storico, rinascimentale o altro, ma una classicità in senso atemporale, come la volontà di cercare un ordine, una misura, una modulazione che rendano le forme architettoniche chiaramente percettibili alla luce del sole e coerenti tra loro, cioè parti di una stessa unità”.


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E quando parliamo della cultura del Design che da molti anni caratterizza la città di Meda e della sua influenza tramite aziende e personaggi che sono a pieno titolo nella storia della cultura visuale, il pensiero va certo a Giuseppe Terragni e al suo contributo che non si ferma solo al linguaggio architettonico e al suo lavoro, sviluppatosi negli anni ’30, ma a quel modus operandi multidisciplinare della professione, un modo di lavorare che trascendeva da “interni” ed “esterni”, per ricercare un tutt’uno armonico. Basti pensare che tutta la costola dell’arredamento che ha trovato in Meda una centrale significativa, trova in Giuseppe Terragni e nel suo ibrido lavoro, un punto fermo per la svolta in un ambito misto, ovvero senza confini tra l’arte architettonica e quello che, qualche decennio più tardi, avremmo cominciato a chiamare “interior design”.

Giuseppe Terragni, la Brianza, la costruzione del design e del Razionalismo italiano
L’asilo Sant’Elia

Ecco le sue opere più significative:

•Novocomum di Como (1927–29);

•Casa del Fascio di Como (1932-1936);

•Casa Rustici a Milano (1933-1935);

•Casa Toninello a Milano (1933);

•Casa Ghiringhelli a Milano (1933);

•Casa Lavezzari a Milano (1934);

•Casa Rustici-Comolli a Milano (1935);

•Palazzo Terragni di Lissone di Lissone, già Casa del Fascio, in Brianza, (1938-1940)

•Asilo Sant’Elia di Como (1936-1937).

Ecco una serie di testimonianze di attaccamento fortissimo al lavoro; Alberto Sartoris sul comportamento di Terragni nel cantiere: “Quando arrivavano le lastre della facciata, Terragni si presentava in cantiere il mattino presto: sai, faceva mettere due cavalletti, guardava la lastra e, se aveva un difetto, con un martello la spaccava! Perché – diceva – se dico che non va […] il capomastro: Sì, sì, Non la mettiamo! la mette da parte, ma appena giro le spalle la rimette, e una volta in opera non la si può più togliere, perché vanno giù anche le altre…, le spaccava; era forte ed era molto severo; aveva ragione: devono essere così gli architetti”.

E Ico Parisi: “Giuseppe Terragni era in realtà un lavoratore instancabile, solito rintanarsi nel piccolo locale studio personale, ’cella progettuale’, dove stava rinchiuso per ore, in compagnia del suo amato e inseparabile gatto; in continuo e accanito schizzare, sovrapponendo idea ad idea, soluzione a soluzione, isolamento che non ammetteva e consentiva interruzioni e violazioni da parte di noi collaboratori”. Era stato prematuro in tutto, dal suo primo capolavoro l’edificio Novocomum (detto il transatlantico) a (23 anni), all’età della sua morte (39 anni); tutto corse dopo la laurea al Politecnico di Milano nel 1926 con Figini, Pollini e Libera. Fu così che Meda divenne la capitale del Design Mondiale.


Carlo Franza

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Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.