Violenza di genere, i dati della Prefettura: 732 denunce nel 2020 a Monza e in Brianza

I dati sono stati diffusi dalla Prefettura: le denunce sono in leggera riduzione rispetto al 2019 ma vige una sostanziale omogeneità. Il prefetto: «Centrali la tutela della vittima e azioni di prevenzione ed educazione al rispetto di genere»
Monza Prefettura
Monza Prefettura Fabrizio Radaelli

Violenza di genere: le denunce calano leggermente ma non bisogna abbassare la guardia. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, 25 novembre, Prefettura e Questura di Monza e della Brianza hanno diffuso un’analisi del fenomeno della violenza di genere sul territorio provinciale. Si tratta di una rilevazione dei dati consolidati della delittuosità specifica rilevati da tutte le Forze di polizia negli anni 2019 e 2020 con riferimento, in particolare, agli episodi di atti persecutori (stalking), lesioni personali dolose, minacce, omicidi dolosi e preterintenzionali, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale che hanno avuto una donna come vittima.

Ebbene, gli atti persecutori sono passati dalle 110 denunce del 2019 alle 90 del 2020, da 231 a 147 le lesioni personali dolose, da 332 a 270 le minacce, da 4 a 1 gli omicidi (dolosi e preterintenzionali), da 184 a 171 i maltrattamenti in famiglia e da 79 a 53 le denunce di violenze sessuali. Se la matematica dei numeri rivela una diminuzione degli episodi denunciati, dalla Prefettura rilevano: “una sostanziale omogeneità dei dati tra gli anni 2019 e 2020, peraltro coerente con la tendenza finora registrata nel 2021”.

Il Prefetto Palmisani ha tuttavia ricordato che non sempre la violenza di genere è intercettata, in quanto spesso è accompagnata dal silenzio delle vittime, che sovente arrivano a denunciare solo dopo diversi episodi di violenza. Perciò anche a fronte del pericolo molti casi restano sommersi. Di qui è stata rilevata la necessità di creare condizioni sempre migliori per agevolare la denuncia e tutelare efficacemente le vittime, anche attraverso l’attivazione della procedura del ‘Codice rosso’ introdotta dalla legge 694/2019. «La tutela della vittima è centrale, ad essa le Istituzioni devono dimostrare una vicinanza che non deve mai perdere la propria dimensione fattiva» ha osservato il Prefetto «alla tutela devono però essere affiancate anche azioni di prevenzione e di educazione al rispetto di genere, rivolte soprattutto alle giovani generazioni, in particolare nelle scuole, in famiglia e negli altri luoghi di aggregazione».