Ucciso a Muggiò, murato in villa a Senago: 30 anni alla ex per omicidio premeditato

La sentenza di primo grado del tribunale di Monza ha stabilito che quello dell’albanese Astri Lamaj a Muggiò fu un omicidio premeditato da parte della 65enne Carmela Sciacchitano. Per lei 30 anni di reclusione: è stata considerata dall’accusa come la mandante.
Il complesso di villa Degli Occhi di Senago, dove venne ritrovato il cadavere dell’uomo durante alcuni lavori di ristrutturazione
Il complesso di villa Degli Occhi di Senago, dove venne ritrovato il cadavere dell’uomo durante alcuni lavori di ristrutturazione

Quello dell’albanese Astri Lamaj, strangolato a Muggiò e gettato in un pozzo a Senago, fu un omicidio premeditato da parte della 65enne Carmela Sciacchitano, gioielliera genovese. Lo ha stabilito la sentenza di primo grado pronunciata dal gup Cristina Di Censo al termine del processo celebrato col rito abbreviato, che ha condannato la donna originaria di Riesi (Caltanissetta) a 30 anni di reclusione con l’aggravante della premeditazione, così come chiesto dal pubblico ministero Rosario Ferracane. Aggravante esclusa, invece, per i fratelli Angelo e Carmelo Arlotta, condannati rispettivamente alla pena di 24 e 14 anni di reclusione. Per il primo, la procura aveva chiesto l’ergastolo. Carmelo, invece, è colui che ha permesso di ricostruire il cold case brianzolo. Il giudice si è presa novanta giorni per il deposito delle motivazioni.

La Sciacchitano è stata considerata dall’accusa come la mandante dell’omicidio, mentre i due Arlotta come gli esecutori materiali. Quello concluso giovedì 26 novembre a palazzo di giustizia di Monza non era l’unico filone processuale aperto sulla vicenda. Altri due imputati (Cosimo Mazzola e Francesco Serio) hanno scelto di difendersi in dibattimento, davanti alla corte di Assise di Monza. Altri personaggi sono ancora indagati, mentre risale a ottobre l’arresto di Salvatore Tambè, 45 anni, anche lui accusato dell’omicidio, attualmente sotto processo in Sicilia con accuse di associazione mafiosa. Carmela Sciacchitano si è sempre dichiarata innocente: “Sono completamente estranea ai fatti, sono stata tirata dentro questa storia da altri, ma io non ne so nulla”, ha detto in aula la donna, difesa dall’avvocato Alessandro Cecon. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che partono dalle dichiarazioni rese alla magistratura dal muggiorese Carmelo Arlotta, l’omicidio è stato compiuto attirando la vittima a un falso appuntamento per una consegna di droga.

L’albanese sarebbe stato tramortito e strangolato in una villa di via Monte Grappa: azione alla quale avrebbero preso parte, tra gli altri, proprio i due Arlotta. L’unica presunta mandante resta, però, la 64enne Carmela Sciacchitano, genovese, ma nata a Riesi, in provincia di Caltanissetta, zona di origine anche di Cammarata e degli Arlotta. Questo perchè la donna non avrebbe saputo accettare la decisione di finire la relazione presa da Lamaj, più giovane di lei di 16 anni, e perciò avrebbe deciso di farlo uccidere, dietro la promessa di “un corrispettivo non meglio precisato in denaro”. Prima di agire, però, la commerciante di gioielli avrebbe chiesto il benestare a esponenti mafiosi della famiglia Cammarata, egemone a Riesi. Il cadavere è stato poi spostato in un’altra abitazione muggiorese di via XXV Aprile in uso a Francesco Serio e infine trasportato a Senago, dove erano in corso lavori di ristrutturazione nella taverna di un appartamento del residence. Lì, dove l’altro imputato Cosimo Mazzola stava svolgendo lavori di muratura, è stato gettato in un pozzo profondo venti metri.