Smog, Monza e Brianza sempre sul podio del report Malaria di Legambiente

La pandemia e il lockdown non hanno aiutato la qualità dell’aria in provincia di Monza e Brianza e in Lombardia. Monza sempre terza della classifica di Legambiente con 66 giorni di sforamento del pm 10 (il massimo 35).
Flash mob Legambiente
Flash mob Legambiente

Contrariamente a quanto forse in molti avevano ipotizzato, la pandemia e le misure imposte alla popolazione per limitarne la diffusione non sono servite a circoscrivere l’emergenza smog, che ormai costituisce un problema cronico per chi vive in Lombardia.
Lo dimostrano i numeri contenuti nel dossier “Mal’aria 2021”, rapporto annuale che Legambiente presenta e che prende in considerazione i dati dei superamenti dei livelli delle polveri sottili (Pm10) nelle città capoluoghi di provincia.

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Nel 2020, a Monza, l’apposita centralina di via Machiavelli ha refertato sessantasei giorni di giorni di sfondamento del tetto di particolato atmosferico contemplato dal decreto legislativo numero 155 del 2010, fissato in 50 microgrammi per metro cubo. La circostanza non può non preoccupare, poiché lo stesso decreto indica in 35 il massimo annuo dei giorni di superamento.

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Il trend negativo a livello regionale è assolutamente consolidato, se si considera che soltanto Lecco, Sondrio e Varese tra i capoluoghi sono rimasti sotto la soglia prevista.

Monza divide la terza piazza di questa ipotetica classifica con Mantova, dietro solamente a Milano (79 giorni) e Cremona (78). A sforare sono stati tuttavia anche Pavia (64), Brescia (62), Lodi (59), Bergamo e Como (46).

«Paghiamo ancora lo scotto dell’inadeguatezza dell’Accordo di bacino padano – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – stipulato ormai più di 5 anni fa. Il Piano era partito debole e poco ambizioso fin dall’origine ed è stato puntualmente disatteso, a furia di deroghe da parte di Regioni e Comuni, che non sono stati in grado né di pianificare e realizzare il cambiamento programmato, né di controllare che le poche misure adottate venissero quantomeno rispettate. La pandemia, poi, è stata usata come scusante per fermare anche i processi positivi in atto».

Il quadro appena descritto trova una conferma anche nella lettura della graduatoria del valore medio annuale delle polveri sottili, il cui tetto è stato indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità in 20 microgrammi per metro cubo. Qui Monza scende per un’inezia dal podio virtuale, piazzandosi quarta ex aequo con Mantova, Pavia e Brescia a quota 31 microgrammi per metro cubo. Il riscontro peggiore è ancora una volta di Milano (34), davanti a Cremona e Lodi (32). Seguono Bergamo e Como (28), Varese (23) e Lecco (21).

Conseguenze del mancato rispetto dei limiti normativi sono per l’Italia pesanti procedure d’infrazione, con la Commissione europea che, in novembre, ha prodotto una lettera di costituzione in mora, in riferimento alle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5). Per questo motivo, Legambiente Lombardia ha inscenato un flashmob dimostrativo venerdì 29 gennaio davanti a Palazzo Lombardia a Milano, con tanto di assegno in bianco destinato all’Unione Europea a firma della Regione Lombardia, per sanare le infrazioni causate dall’insufficienza delle misure adottate a contrasto dell’inquinamento atmosferico.

«Vogliamo città pulite e più vivibili – spiega Federico Del Prete, responsabile mobilità di Legambiente Lombardia – Per farlo, bisogna necessariamente partire dai trasporti, una delle maggiori fonti di particolato sia primario sia secondario in città. Si deve abbandonare la logica dell’emergenza, ripensando radicalmente l’uso della strada a favore di tutti i veicoli, dando ulteriore spazio alla mobilità leggera in tutte le sue forme. Va potenziato il trasporto collettivo, da rendere sempre più efficiente, così come i veicoli in condivisione, per garantire ai cittadini il diritto di muoversi senza inquinare e senza occupare lo spazio di tutti. L’obiettivo dei Pums (piani urbani della mobilità sostenibile) deve essere anche quello di mitigare la congestione, finanziando piani di spostamento casa-lavoro e casa-scuola sostenibili e veicolando risorse per la realizzazione di linee di bicipolitana, per affrontare un progressivo divieto alla circolazione delle automobili private nelle città. Senza deroghe e senza scappatoie».

Non va sottaciuto infine che, probabilmente a sorpresa, uno dei fattori che maggiormente incidono sui livelli d’inquinamento è individuato dal rapporto nella filiera agro-zootenica: più dei due terzi delle polveri sottili sospese è rappresentato da microcristalli di sali d’ammonio, che si formano nell’atmosfera a partire da un inquinante gassoso originato dagli allenamenti intensivi, l’ammoniaca, che si combina con gli ossidi di azoto provenienti dal traffico veicolare. Una problematica, questa, tanto più importante, alla luce del fatto che la bassa lombarda accoglie il 51 per cento dei suini ed il 25 per cento dei bovini allevati sul territorio nazionale.