Scuola, studenti sgrammaticati? «Sì, sono chiusi in una scatola»

C’è anche un professore della facoltà di medicina di Monza tra i firmatari dell’appello dei docenti universitari che lamentano la scarsa preparazione in lingua italiana da parte degli studenti. Dalla primaria alle superiori, ecco cosa ne pensano i docenti monzesi: «Chiusi in scatola dalla tecnologia».
Lezione in classe
Lezione in classe

C’è anche un professore della facoltà di medicina di Monza tra i firmatari dell’appello dei docenti universitari che lamentano la scarsa preparazione in lingua italiana da parte degli studenti: è Appollonio Ildebrando, docente del dipartimento di medicina e chirurgia della Bicocca.

«Errori da terza elementare nelle tesi di laurea», dice con centinaia di accademici chiedendo al governo un intervento. Appello che trova riscontro anche nel mondo della scuola monzese: a partire già dalle primarie le maestre mettono in evidenza le difficoltà dei bambini nella scrittura.


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Poco abituati alla lettura e all’ascolto e uso smodato delle nuove tecnologie, tra le cause del problema. Sotto accusa anche l’uso dei cellulari e lo stile di scrittura che ne deriva: emoticon, velocità e aiuto da parte della stessa tecnologia non danno il tempo ai bambini di fermarsi a riflettere prima di esprimere un pensiero.

Un gruppo di maestre della Munari sottolinea le criticità quotidiane da affrontare con le nuove generazioni.

«Nelle primarie – dice Valeria Celerini – il 95 percento dei bambini non è più abituato ad ascoltare una storia. Da quando imparano a leggere difficilmente i genitori li aiutano più. Questo è un peccato perché l’ascolto li aiuta nella costruzione di strutture sintattiche corrette».

Nelle primarie le nuove tecnologie ci sono e rappresentano una risorsa, ma vengono usate solo come supporto, come spiega Giuliana Marcucci: «Le lavagne multimediali le usiamo in maniera trasversale, come aiuto nella ricerca di documenti. Quello che è fondamentale sono le basi che noi forniamo. Proprio pochi giorni fa ho fatto un piccolo sondaggio nella mia classe: su 19 tutti hanno accesso al tablet, 12 hanno il cellulare. Di questi 10 lo usano a casa e 9 navigano su Youtube. Per ascoltare musica, dicono. Sono dati importanti, sui quali riflettere. Per non parlare del lessico limitato e della costruzione del pensiero povera».

A questo poi si somma la “dipendenza da videogiochi”, come l’hanno definita le stesse insegnanti.

«Cerchiamo di fare considerazioni oggettive – rincara la dose Giovanna Marchetti – L’uso così frequente di questi strumenti non li aiuta ad aprire la mente, anzi. Non sono abituati a viaggiare con la fantasia. Vivono chiusi in una scatola. Passano il tempo con questi oggetti, spesso sempre soli. Per appassionarli alla lettura, approfittiamo della nostra biblioteca e per rendere il tutto più coinvolgente ho inventato delle schede libro divertenti. Ma non è semplice. Sin dalla terza si lavora sul testo descrittivo, sull’analisi grammaticale e logica. Facciamo molto, tanto che spesso i ragazzi vivono di rendita per i primi due anni delle medie. Ma deve esserci anche prosecuzione nel tempo». «Ai bambini manca curiosità, desiderio – come conclude Laura Costa – Vivono chiusi in una scatola».

E gli adolescenti? Poca concentrazione. Non ascoltano. Tutto subito. Così secondo alcuni docenti di italiano della scuola media Leonardo Da Vinci.

Anche alle superiori però la situazione non è molto più rosea. Alberto Gnudi, docente di italiano all’istituto Hensemberger, concorda con l’appello degli universitari, però mette in luce alcuni aspetti importanti della didattica. «Al biennio si pone l’attenzione sulle competenze linguistiche, mentre al triennio ci si dedica alla letteratura ma si dovrebbe coprire un’area infinita dal 1200 ai giorni nostri. Non è facile quindi prepararli al meglio in tutto».

Se alle superiori le difficoltà sono legate più all’apprendimento, alle medie i docenti si concentrano sulla comprensione, sulla grammatica: «C’è poca voglia di fare fatica per studiare – dicono alcune insegnanti – Di conseguenza manca la capacità di sedimentare le conoscenze che si acquisiscono. Per non parlare della grammatica. Deve essere capita perché poi si possa fare propria la regola. La maggior parte degli adolescenti cerca la via più veloce, non pensano alla richiesta che viene fatta loro. Per non parlare della “guerra sulla lettura”. Leggere è faticoso e complicato, spesso quando chiedo la scheda libro arrivano dopo aver copiato le informazioni da internet, oppure guardano il film perché più veloce. Non capiscono che si tratta di tipologie di comunicazione differenti. I colleghi universitari hanno ragione nel dire che si sta perdendo la grammatica».

Un punto in comune tra i due gradi di scuola è la presenza della famiglia, insistono i docenti: è fondamentale il background culturale dei genitori e come seguono i figli nel percorso scolastico. Gnudi: «Ritengo più grave l’errore sintattico di quello ortografico, soprattutto per chi usa tanta tecnologia – conclude – Insisto sulla parafrasi: credo sia utile per farli esercitare e migliorare».