Salute, è allarme ragazzi: disturbi alimentari e tentativi di suicidio per l’effetto lockdown

Secondo i dati registrati nell’ultimo anno dal reparto di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale san Gerardo: più che raddoppiati i primi accessi nel 2020 rispetto all’anno precedente, disturbi alimentari in crescita e troppi tentatiivi di suicidio. L’intervista alla professoressa Renata Nacinovich.
Monza Renata Nicinovich
Monza Renata Nicinovich Fabrizio Radaelli

Il lockdown ha portato a un aumento del 120% dei disturbi alimentari tra gli adolescenti. Erano stati 70 i primi accessi registrati nel corso dell’intero 2019 nel reparto di Neuropsichiatria infantile della Asst di Monza, sono stati 154 nel 2020. E nel solo mese di gennaio del 2021 ci sono già 20 nuovi casi.
Sono i numeri più sconcertanti dell’effetto lockdown su bambini e adolescenti seguiti dal reparto specialistico del San Gerardo con 4.700 minori in carico, sotto la direzione della professoressa Renata Nacinovich.

Salute, è allarme ragazzi: disturbi alimentari e tentativi di suicidio per l’effetto lockdown
Studenti e piattaforme web per comunicare

Professoressa quali sono gli effetti della pandemia sui ragazzi già in cura per malattie neuropsichiatriche?
Nel primo lockdown abbiamo visto soprattutto nei soggetti più gravi seguiti in riabilitazione alcune regressioni rispetto alle ultime conquiste; il recupero delle terapie da remoto, tramite piattaforme via web, è stato sicuramente importante, ma non ugualmente efficace per tutti. Alcuni ragazzi già portati al ritiro come chi soffre di fobie scolari sono paradossalmente stati meglio, trovandosi a dover rispettare regole che assecondavano le loro fragilità.

Quali le differenze tra il primo e secondo lockdown?
Nel primo lockdown la maggior parte dei genitori erano a casa assieme ai figli e questo, tranne in situazioni particolari di grave disagio familiare, è stato un grande aiuto. Con la ripresa della seconda ondata le cose sono state più difficili per tutti. Abbiamo rilevato un maggiore disagio negli adolescenti, che hanno risentito della sospensione delle attività in presenza in termini di isolamento sociale e disinvestimento scolastico, fino all’abbandono in alcuni casi e a condizioni di scompenso. Nei più piccoli abbiamo riscontrato un ritardo nell’acquisizione della letto-scrittura in chi ha vissuto il lockdown al primo anno di scuola primaria. Nei casi di pazienti autistici più gravi si è verificato un peggioramento dell’irritabilità e di stati di agitazione, che ha reso necessario un intervento farmacologico più intensivo. Durante questo secondo lockdown le richieste di accesso ai servizi sono aumentate, a testimonianza delle crescenti difficoltà in una situazione in cui l’emergenza si protrae.

Quali i disagi più frequenti?
Con un acronimo coniato da una collega, Raid, potremmo parlare di “Rabbia, isolamento, depressione”. Si sono avute principalmente due reazioni opposte nel manifestare il proprio disagio: il ritiro e l’aggressività. La chiusura rispetto al mondo esterno è diventata a volte abbandono anche della Dad (la didattica a distanza, ndr), dei contatti via social, con comparsa di somatizzazioni, angosce ipocondriache, depressione, talvolta scompensi di marca psicotica. Altre volte l’iperconnessione ha portato a disturbi del sonno, a un sovvertimento dei normali ritmi di attività e riposo giornalieri, alla perdita della stabilità anche emotiva che le routine quotidiane favoriscono. L’aggressività può manifestarsi nei confronti dei familiari, di coetanei o talvolta contro se stessi, da qui l’aumento di episodi di autolesionismo, tra cui l’ormai frequente self-cutting (tagliarsi, ndr) e l’aumento dei tentati suicidi che hanno rappresentato il 14% dei casi di ricovero. I disturbi dell’umore (19% dei ricoveri) sono aumentati del 7%, mentre l’età media dei ricoveri è scesa a 15 anni.

Quale legame tra lockdown e disturbi del comportamento alimentare?
I ricoveri per anoressia nervosa sono stati il 45% del totale con un aumento del 14% rispetto al 2019. Paragonando i nuovi casi giunti nel 2020 rispetto al 2019 abbiamo registrato un aumento del 120% con una maggior gravità psicopatologica. Le richieste per anoressia sono in costante aumento, abbiamo nuove richieste quasi ogni giorno, in molti casi ci riferiscono di “20 kg persi” dall’inizio del lockdown. Il nostro day hospital, a fronte delle richieste sempre più numerose, ha dovuto riadattare le sue prassi riducendo la frequenza degli accessi per singolo paziente per mantenere la presa in carico di tutti. Anche così abbiamo avuto più di 2mila accessi totali nell’anno.