Lettera da Seregno al ministro dell’Istruzione Bianchi: «Riaprite le scuole fino alla terza media»

Gianni Trezzi, dirigente scolastico reggente del comprensivo “Gianni Rodari” di Macherio, oltreché dirigente del liceo “Parini” di Seregno, ha scritto al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi chiedendo di far tornare in classe anche i ragazzi di seconda e terza media.
Gianni Trezzi
Gianni Trezzi

Terminate le vacanze pasquali è previsto il ritorno a scuola in presenza degli alunni fino alla prima media. Gianni Trezzi, in qualità di genitore e di dirigente scolastico reggente del comprensivo “Gianni Rodari” di Macherio, oltreché dirigente del liceo “Parini” di Seregno ha indirizzato una lettera al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, in cui chiede di ripensare il provvedimento e di permettere in ritorno sui banchi anche agli scolari di seconda e terza media. «Sperando di non disturbarla e confidando che anche per lei sia una priorità, mi auguro sia possibile prevedere che il rientro a scuola degli alunni della scuola secondaria di primo grado possa essere allargato anche alle classi seconda e terza» ha scritto il preside

«Mentre è comprensibile la “ ratio” che impone, purtroppo, la continuazione della didattica a distanza per gli alunni delle secondarie di II grado – continua – faccio davvero fatica a cogliere le motivazioni che impediscono alle alunne e agli alunni delle classi finali della media il rientro a scuola così come accadrà, per fortuna, per i loro compagni delle prime. La grandissima maggioranza degli alunni che frequentano una media abita negli immediati dintorni della scuola, dove si reca con mezzi propri (e di solito a piedi o in bicicletta). L’utilizzo dei mezzi pubblici è residuale, soprattutto nelle aree non metropolitane (come è il caso della Brianza, territorio dove risiedo). Lo dico e ribadisco anche in qualità di padre di una ragazzina di seconda media. A mio parere la decisione più sensata sarebbe quella di consentire il rientro in presenza di tutti gli alunni fino alla terza media, perché diversi studi dimostrano che i bambini-ragazzi non si contagiano a scuola e quelli delle media non usano i mezzi di trasporto locali. Grazie fin d’ora se sarà possibile giungere a questa opportuna e ragionevole soluzione».

Fin qui i contenuti della lettera. Trezzi in una riflessione a margine ha sottolineato che «gli adolescenti hanno una necessità vitale di uscire di casa, stare in compagnia dei loro coetanei, confrontarsi, giocare, magari anche litigare ma esserci e essere riconosciuti dagli altri, altrimenti il rischio di sviluppare patologie psichiatriche anche gravi aumenta esponenzialmente. I disturbi psichiatrici nei preadolescenti e negli adolescenti sono cresciuti in modo impressionante nell’ultimo anno e mezzo! Gli accessi nei pronto soccorso pediatrici per problematiche neuropsichiatriche sono quasi raddoppiati e i ricoveri nei reparti sono aumentati tra il 20 e il 30%. Ci sono bambine che già a 9 e 10 anni sono a rischio di anoressia. Nella fascia fino ai 23 anni circa il 40% in più di depressioni gravi, episodi psicotici, disturbi bipolari, ritiro sociale, gesti autolesionistici, aggressività nei confronti dei familiari».

Poi ha aggiunto: «Mettiamo i nostri figli al riparo dal virus del Covid, come è giusto che sia, senza accorgerci che c’è un altro “virus” che agisce subdolamente a livello emotivo-relazionale, che è pericoloso almeno quanto il primo e che rischia di fare danni assai più gravi in questa fascia d’età. Si tratta di mettere su un piatto della bilancia della salute pubblica un ipotetico e alquanto dubbio ulteriore rinforzo del contenimento dei contagi lasciando a casa i ragazzini di seconda e terza media, mentre sull’altro piatto si trova la certezza provata dai dati di un peggioramento significativo dell’equilibrio psicofisico dei nostri figli se si continua con la didattica a distanza».