Dalla Liberazione a oggi: i ricordi dell’Ambroeus, il campanaro di Desio

Ha 86 anni e da quando ne ha 8 ha iniziato a suonare le campane di Desio: storia e ricordi di Ambrogio Villa.
Ambrogio Villa accanto al vecchio campanone rimosso
Ambrogio Villa accanto al vecchio campanone rimosso Egidio Farina

Pensare alla cupola senza che il pensiero scivoli al campanile è impossibile. E pensare al campanile senza trovarsi davanti agli occhi il volto di Ambrogio è altrettanto impossibile. Ambrogio Villa, 86 anni, porta nel cuore tutto: la basilica, il campanile e le campane. Dal 1943. Aveva 8 anni e sognava di diventare chierichetto.

Prima però – gli aveva detto con lungimiranza il Michelin, il sacrestano – devi imparare a suonare le campane. Almeno per ’vutam’ nei funerali. Per aiutarlo, insomma. Per accompagnare i defunti il suono delle campane non doveva mai mancare. Lo ha imparato subito, Ambrogio: per i funerali di prima classe, 8 campane; per quelli di seconda 5, di terza 4, di quarta 1 sola e per i funeraletti, quelli dei bambini, la sola campana terza. Ambrogio saltava agile da una corda all’altra, dentro lo stanzino ai piedi del campanile, dove le estremità delle corde aspettavano solo di farlo volare in alto, lui ancora così piccolo e magro. Dove i tempi erano dettati da Giusto Meda, il capo dei campanari.

Alle funi c’era gente che con lui ha lasciato segni. Li chiamano così, loro: segni. Che non sono tacche sui vecchi muri, ma segnali veri e propri per dare vita ai concerti famosi in tutto il mondo. Il segno del Pidrela è sesta, quinta, quarta e poi tutte le altre (intese come campane); quello del Pineou Grass è sesta, settima, campanun e poi tutte le altre. Si suonano ancora così, con rispetto, e loro, i precursori, paiono tuttora dentro la torre campanaria, coi campanari di oggi ai quali Ambrogio fa da chioccia, insegnando con immutata passione. E loro suonano sempre il suo segno, l’Allegro Ambroeus, quello iniziato proprio da lui: campanun e via, dalla prima alla settima in progressione ritmica e armoniosa.

Ambrogio sta vivendo la storia delle campane di Desio dal dopoguerra ad oggi. Ricorda il 25 aprile del ’45 quando col Michelin suonò le otto campane e qualcuno salì sul campanile e ci mise il tricolore. Ricorda l’amico fraterno Gianpiero Mariani che tanto ha fatto per il gruppo campanari. Ricorda Andreino Zappa, Erminio Cattaneo, tutti i campanari già volati via. Ha nel cuore i tanti raduni nazioni (memorabile quello del 2003, con 500 campanari da tutta Italia), la ristrutturazione delle campane, la fusione del nuovo campanone nel 2006. Ed è felice nel vedere le nuove leve appassionarsi per quella che definisce un’arte, vedere l’impegno dei mercoledì per favorire le salite al campanile. È felice della Corona Turrita ricevuta in giugno. Un riconoscimento dovuto.