Corruzione, peculato, traffico di rifiuti: agli arresti domiciliari anche il sindaco di Opera. «Nel Parco Sud interrati scarti d’asfalto di Monza»

Si tratta di un risvolto di una indagine chiamata “Feudum”. Il materiale, derivante da appalti di numerosi Comuni, estranei ai fatti, sarebbe stato riversato, stoccato o riutilizzato invece che smaltito regolarmente da parte di tre imprenditori del settore edile.
L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Milano
L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Milano

Ci sarebbe anche del «fresato d’asfalto e altro materiale proveniente da lavorazioni stradali e da altri interventi appaltati dal Comune di Monza» (estraneo ai fatti) – oltre che da quelli di Opera, Locate di Triulzi, San Zenone al Lambro e Segrate – interrato in aree agricole nel Parco Sud di Milano. Finito lì grazie a «speciali formulari ideologicamente falsi ottenuti dai gestori di due centri di smaltimento», indagati a piede libero, invece che regolarmente eliminati. Parte del materiale – in tutto mille tonnellate – sarebbe stato invece stoccato e riutilizzato, o ancora interrato, in aree di cantiere del Comune di Opera. A tirare le fila del presunto traffico illecito sarebbero stati tre imprenditori del settore edile, finiti agli arresti domiciliari.

Si tratta di uno degli aspetti emersi dall’indagine chiamata “Feudum” che ha portato i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano – nelle Province di Milano, Lodi, Brescia, Varese e Messina – ad eseguire giovedì 8 aprile un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Milano, nei confronti del sindaco e della dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Opera (Milano) e di tre imprenditori del settore edile, ritenuti responsabili – a vario titolo – di peculato, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e traffico di rifiuti.

L’inchiesta – coordinata dai Procuratori Aggiunti, Alessandra Dolci e Maurizio Romanelli, e dai Sostituti Silvia Bonardi e Stefano Civardi, e condotta dal Nucleo Investigativo di Milano – è stata avviata nel febbraio 2020 per far luce su presunti illeciti posti in essere dalla amministrazione comunale di Opera. Dalle indagini è emerso che tra febbraio e ottobre 2020, il sindaco di Opera, «con l’adesione incondizionata della dirigente dell’Ufficio tecnico e l’accondiscendenza di alcuni funzionari e consulenti dell’Ente» avrebbe interferito in alcune procedure di gara bandite da Comune «per orientare l’assegnazione di lavori pubblici in favore di imprenditori conniventi, ricevendo da questi ultimi sostanziose utilità».

Lo stesso primo cittadino, inoltre, durante i primi mesi della pandemia, avrebbe «arbitrariamente distribuito a stretti congiunti e a dipendenti comunali circa 2000 mascherine chirurgiche che la Città Metropolitana e la Protezione civile avevano destinato alle locali RSA e farmacia comunale».

Nel corso dell’operazione sono stati, inoltre, notificati una misura interdittiva a un architetto bresciano consulente del Comune di Opera e un decreto di sequestro preventivo di 40mila euro (prezzo della corruzione) a carico dei pubblici ufficiali indagati, nonché di due autocarri utilizzati nella commissione di reati ambientali.