Cristiano Lissoni:il mondo a matita

Cristiano Lissoni:il mondo a matita

Mezzago – Una domanda, fatta al suo papà quand’era solo un bimbetto, una trentina d’anni fa: «Mi disegni un indiano?». E papà Pier tracciò in pochi istanti su un foglio di carta quella figura, il copricapo piumato, il volto fiero. È stato così che Cristiano Lissoni ricorda di essersi innamorato del disegno e del mondo raccontato con le pennellate lievi degli acquerelli o i tratti decisi di una matita HB. Ne è passato di tempo da quegli scarabocchi, le dita di Cristiano han tracciato decine e decine di disegni, gli ultimi pubblicati qualche settimana fa in un libro edito nientemeno che da Rizzoli, «La Grande Muraglia, viaggio in Cina con nonno Hoi Chiu».

Un libro di viaggio, rivolto a lettori adolescenti, che traccia un quadro della cultura e del mondo cinese. Un quadro creato dalle parole di Cristina Cappa Legora e dagli acquerelli, appunto, di Cristiano Lissoni. Suo ogni disegno, sua l’idea delle tavole, sua la capacità di trasportare con i colori caldi e i contorni lievi i giovani lettori in quel mondo lontano. Non che questo sia il primo libro pubblicato da Lissoni, che è oggi tra i disegnatori italiani emergenti: ha già corredato ad esempio con i suoi disegni una pubbicazione per bambini ambientata in Mongolia, "Salik il piccolo vento della steppa", alcuni numeri di riviste di fumetti, taccuini di viaggio per GenteViaggi.

Certo, non che possa ancora mantenersi con le sue opere, ma un equilibrio lo ha già trovato: «Due settimane al mese – racconta – lavoro come grafico, le altre due mi dedico ai miei lavori». Lavori vuol dire in questo periodo soprattutto acquerelli, anche se il suo esordio, dopo la scuola di grafica e quella del fumetto, è stato proprio con il fumetto, a cui è seguito poi un periodo con l’uso del pastello a olio. Ma sarebbe un errore credere che Cristiano disegni per lavoro. L’astuccio degli acquerelli, il moleskine e un bicchierino di fortuna sono sempre con lui, lo seguono nei viaggi, molti e in tanti luoghi, compiuti negli anni, e la fidanzata Laura ben sa delle sue soste, dell’astuccio che si apre, dei paesaggi che dai suoi occhi passano al foglio di cartoncino.

A volte solo abbozzi, da completare poi una volta rientrato a casa, o da lasciare così: cliccando sul suo sito quei viaggi compaiono sullo schermo con le suggestioni di una vecchia contadina che ti guarda e sorride, di una ragazzina mongola dal vestito di mille colori, del mare e di corpi stesi al sole, di montagne lilla di neve, delle rocce che a Porto affiorano grigie dall’Adda.

Qua e là qualche didascalia, storie brevi: «Roma, Piazza del popolo, l’obelisco e le chiese gemelle. Siccome il cielo promette il diluvio universale ne disegno solo una, tanto l’altra è uguale». Parole poche, forse un centinaio in tutto, quelle che servono a indicare le sezioni, a elencare i contatti, suggerire qualcosa ogni tanto. Lui, timido e schivo, preferisce far parlare i colori, non solo quelli dipinti, anche quelli fermati in un click: il sito ospita anche foto, alcune richieste e pubblicate da riviste di viaggi, nella sezione grafica esempi di dépliant, manifesti, copertine. Il suo sogno? «Scrivere un libro di viaggi. Parole e acquerelli». Lo vede già, con tante illustrazioni e poche parole. Giusto quelle capaci di lasciare segni.
L.Sa.