L’ultimo concerto? Nessun concerto. Oltre 130 i live club in tutta Italia che sabato sera sono rimasti in silenzio, esattamente come negli ultimi dodici mesi a causa della pandemia. Chi si aspettava uno spettacolo è rimasto sicuramente deluso, l’attesa per l’evento era tanta e i collegamenti alle 21 sul sito dedicato lo hanno dimostrato. Ma nessuno ha cantato, giusto così: la musica è senza voce, il messaggio è arrivato forte e chiaro attraverso le performance degli artisti coinvolti. Le critiche dal pubblico sui social non sono mancate, tanti si sono sentiti presi in giro.
Ma la spiegazione l’ha data David Bowie nei titoli di coda: “Dove siamo adesso? Nel momento in cui lo capisci, capisci di averlo capito” (“Where are we now”).
TUTTI I CONTRIBUTI DEGLI ARTISTI
Al Bloom di Mezzago Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo sono rimasti in silenzio sul palco nella sala vuota, al Polaresco di Bergamo i Pinguini Tattici Nucleari hanno portato sul palco l’attesa e poi il cantante Riccardo Zanotti ha dato la spiegazione di fronte a un microfono che “non serve per cantare, ma per illuminare”. Al Tambourine di Seregno un battito cardiaco ha accompagnato l’avvicinamento al palco di Veltri attraverso la sala, prima di spegnere le luci.
I Subsonica all’Hiroshima Mon Amour hanno proposto stralci di preparazione di una scaletta, ma anche a Torino si sono spente le luci. Aimone Romizi dei Fast Animal Slow Kids dall’Urban di Perugia, da cui la band ha spiccato il volo, è andato subito al sodo dello scopo dell’iniziativa. Hanno partecipato anche Ligabue e Caparezza dal Vox di Nonantola e dall’Eremo di Molfetta.
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Un anno esatto senza musica dal vivo, una serata in più di silenzio. Un pugno nello stomaco per il retrogusto amaro che una idea comunicativa perfetta ha lasciato negli spettatori.
Luci spente perché non si tratta solo degli artisti o dei club, ma anche di tutte quelle figure specializzate che lavorano intorno agli spettacoli. Da qui la necessità di sostegno economico e programmatico per tornare in attività quando sarà possibile pensare al “Prossimo concerto”. Perché non è tutto Festival di Sanremo o eventi in tv.
“Vi aspettavate di vedere un concerto e invece vi siete trovati davanti a un muro di silenzio. Non vi abbiamo preso in giro – dice il comunicato dell’evento – I vostri artisti non vi hanno voluto fare un brutto scherzo. Abbiamo voluto trasmettervi un messaggio. Farvi capire qual è la situazione in cui ci troviamo. Da un anno, siamo obbligati al silenzio e cerchiamo di galleggiare, di preservarci per un futuro, che ogni giorno sembra allontanarsi. Abbiamo voluto condividere con voi queste sensazioni e, con ancora questo sapore amaro in gola, vi chiediamo tutto il supporto e la comprensione di cui abbiamo bisogno. Un grazie immenso a tutti gli artisti che hanno preso parte a questa iniziativa. È stato emozionante rivederli nelle varie forme, ancora una volta qui, sui nostri palchi. È stato un colpo al cuore per tutti noi avere l’occasione di riaccendere le luci, i microfoni, le casse, anche solo per poche ore. Questa era la nostra vita fino a un anno fa e vogliamo tornare a viverla. Con voi. Per farlo ora più che mai abbiamo bisogno di essere riconosciuti, di essere adeguatamente sostenuti e promossi, desideriamo essere citati come luoghi di cultura, al pari di cinema e teatri, e non scomparire nel silenzio. Grazie quindi per la vostra partecipazione, per il vostro incoraggiamento, e per la vostra presenza qui, ora, in questo momento che ci auguriamo possa rappresentare una svolta. Un concerto senza musica non è un concerto. Un live club in silenzio non è un live club. Da oggi inizia per noi una nuova fase, da oggi vogliamo parlare del prossimo concerto”.