Tokyo 2020, l’ambassador medese Raffaella Masciadri: «Non più sul campo, tutto nuovo e una sfida»

La cestista di Meda Raffaella Masciadri a Tokyo come ambassador tricolore: sarà punto di riferimento per i 384 atleti azzurri ma anche come portavoce dello sport italiano.
Olimpiadi Meda Raffaella Masciadri con i portabandiera Jessica Rossi e Elia Viviani
Olimpiadi Meda Raffaella Masciadri con i portabandiera Jessica Rossi e Elia Viviani

La spedizione azzurra ai Giochi di Tokyo avrà come ambasciatrice Raffaella Masciadri di Meda. La pluricampionessa di basket, dopo aver ricevuto il titolo di Ambassador direttamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di consegna del Tricolore a Roma, a Tokyo dal 22 luglio all’8 agosto sarà punto di riferimento per i 384 atleti azzurri ma anche come portavoce dello sport italiano.


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Conosciuta e apprezzata per le sue imprese sportive (in carriera, tra l’altro, ha vinto quindici campionati italiani e giocato 101 partite con la maglia della nazionale di basket) da quando ha lasciato lo sport attivo, svolge mansioni importanti come Team Manager di Famila Schio, presidente della Commissione Atleti del Comitato Olimpico Italiano (da poco è stata rieletta nel Consiglio Nazionale), membro della Commissione Giocatori della FIBA.

Ha lavorato nel comitato consultivo di TIME-OUT 2.0 e, prima di volare a Tokyo, è intervenuta al Foro Italico di Roma alla firma dell’accordo quadriennale tra Coni e Pontificia Scholas Occurrentes per contrastare il disagio giovanile attraverso lo sport.

“Non più sul campo, ma dietro una scrivania, vivendo le emozioni dei giochi in disparte, mi sembra davvero tutto nuovo. Solo ora posso comprendere completamente l’intero carico di lavoro organizzativo e burocratico, al punto che sento davvero di correre di più e che ho più fretta di quando mi allenavo – commenta Masciadri – Una cosa che sto scoprendo è il valore del tempo. Sono sempre molto impegnata ma sto imparando a usare meglio il mio tempo in modo da poter stare con le persone che amo, o svolgere attività diverse e nuove che per molti motivi un atleta professionista non può perseguire. Avere avuto la possibilità di reinventarsi è un grande dono. È anche una sfida, ma libera un’incredibile energia e il desiderio di scoprire nuove possibilità e opportunità. Come disse il grande, e dolorosamente mancato Kobe Bryant, ’La passione è il carburante per il successo!’”.