Il cicloamatore Cortese sulle strade di Pantani per passione: ora il brevetto del Ghisallo

Antonio Cortese di Barlassina pedala per passione ma anche con una missione: diffondere la cultura del cicloturismo e l’amore per la bellezza del territorio lombardo. Ha iniziato ripercorrendo le tappe storiche di Marco Pantani.
Antonio Cortese
Antonio Cortese Diego Marturano

Da una passione di famiglia, quella per le due ruote a pedali, a una missione: diffondere la cultura del cicloturismo e l’amore per la bellezza del territorio lombardo. Le avventure di Antonio Cortese, cicloamatore originario di Cantù ma residente a Barlassina ormai da vent’anni, sono cominciate sulle orme di Marco Pantani, uno dei professionisti che più hanno saputo infiammare le folle con le sue sparate sulle salite mitiche del Giro d’Italia e del Tour de France.

«E proprio da quelle sono partito. Un giorno, parlando con un amico giornalista delle riviste Cicloturismo e Bicisport, ho detto che mi sarebbe piaciuto ripercorrere le tappe storiche in cui il Pirata ha dato spettacolo. Negli anni ne ho fatte talmente tante che non saprei neanche dire il numero, sulle strade e sui traguardi che hanno reso immortale il mito di Pantani. Le affrontavo per raccontare poi ai lettori il percorso, le sue difficoltà, i momenti critici, ma anche quelli entusiasmanti. Io sono coetaneo di Pantani (1970) e l’ho sempre seguito, come me migliaia di tifosi, esaltandomi per delle vere e proprie imprese. Riviverle e farle rivivere è stato stupendo».

Ma non bastava, Cortese voleva lasciare qualcosa in più, un vissuto in bici sulle montagne che potesse ispirare e far riaffiorare la passione per le due ruote come quando si bambini e si mangiano copertoni e suole in giro per il paese.

«Così ho pensato di iniziare a percorrere alcune storiche corse lombarde, territorio in cui vivo. Dal Giro di Lombardia, al Trittico lombardo con Agostoni, Bernocchi e Tre Valli Varesine, passando per un giro delle cinque province da oltre 200km, tra Milano, Varese, Como, Lecco e Monza Brianza. Il tutto per promuovere un ciclismo etico, pulito e soprattutto turistico, sempre raccontandolo e favorendolo. Specialmente in questi ultimi mesi ho sentito il bisogno di unire la mia passione ad un aiuto concreto per il nostro territorio, per favorire il risveglio del desiderio delle persone di visitarlo in sella ad una bicicletta».

E qui è nata l’ultima impresa, quella di guadagnarsi il brevetto d’oro del Ghisallo: «Su idea dell’ente di promozione Pubblicinemà di Emanuele Marconi è stato creato questa sorta di passaporto per la montagna comasca più famosa. Io ho percorso i 127 km del triangolo lariano con dislivello di 3000 metri in 6 ore e 14 minuti ottenendo il brevetto d’oro, il massimo. Spero che in molti ci provino, perché il territorio, anche dopo le alluvioni degli ultimi periodi, ha bisogno di visibilità e di imprese per risorgere dalle difficoltà».