Il 10 agosto Emanuela Maccarani ha vinto un bronzo alle Olimpiadi di Parigi con le sue Farfalle di Desio. Martedì 13 agosto la Procura di Monza ha presentato al Gip una richiesta di archiviazione per la direttrice tecnica della nazionale di ginnastica ritmica e la sua assistente, Olga Tishina. Entrambe erano indagate per abusi psicologici su alcune ginnaste.
Desio, denunce di maltrattamenti delle ginnaste: le accuse partite dalle parole di due ex Farfalle, Nina Corradini e Anna Basta
Erano state le denunce di due ex Farfalle, Nina Corradini e Anna Basta, a gettarle nella bufera e a far partire un’inchiesta per presunti maltrattamenti psicologici sulle ginnaste della squadra di ritmica della prestigiosa Accademia internazionale di Desio. Per entrambe, le ipotesi di reato formulate dalla Procura di Monza erano: “Utilizzo di metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità“. Ora la Pm del Tribunale di Monza, Manuela Massenz, titolare del fascicolo di indagine, avviato nel 2022 su episodi del 2020, ha depositato la richiesta di archiviazione per entrambe le allenatrici.
Maccarani si era già espressa sulle accuse dopo il trionfo di Parigi: “Mai e poi mai avrei accompagnato una squadra olimpica se ci fosse stato un briciolo di verità rispetto a quanto accusato” . E appresa la notizia dell’archiviazione, ha aggiunto: “Se con un simile clamore mediatico c’è stata una richiesta di archiviazione, è evidente che le accuse sono state ritenute prive di fondamento e il metodo di allenamento considerato valido”.
Desio, denunce di maltrattamenti delle ginnaste: dalla Pm monzese anche un severo ammonimento
Già nel gennaio 2024 il procedimento avviato dal tribunale sportivo di Federginnastica si era concluso con il reintegro di Emanuela Maccarani e Olga Tishina, ma con un’ammonizione. Una linea che sembra essere stata seguita anche da Manuela Massenz. Il Pubblico ministero del Tribunale di Monza ha richiesto l’archiviazione, ma ha abbinato all’atto una valutazione molto severa sulla “mancanza di strutture di controllo rigorose e indipendenti“. “Non necessariamente un metodo di allenamento può avere un rilievo penale” si scrive nell’atto di archiviazione. Ma la giudice ha espresso riserve particolarmente gravi sul metodo di allenamento: “Insulti, offese, umiliazioni. Atlete controllate nell’alimentazione, perquisite, prese di mira. Una ‘lotteria’ che, a seconda degli umori o meglio dei malumori dell’allenatrice, finiva con l’infliggere alle ragazze sofferenze psicologiche che influivano sul loro destino sportivo, come in un ‘rituale o prova di resistenza’: alcune ne uscivano vincenti, altre se ne andavano devastate, portandosi dietro la colpa e la frustrazione del fallimento”. Ora la richiesta della Pm passerà al vaglio del Gip del Tribunale di Monza che deciderà se accoglierla o rigettarla.