Calcio, la Figc non li svincola: venticinque atleti del settore giovanile del 1913 Seregno sono bloccati

Lo stallo è dovuto alla pendenza del possibile ricorso al Tar del Lazio della proprietà, per riottenere la serie D, che tiene in vita la società. Ma intanto gli interessati non possono accasarsi altrove
Il campo in erba sintetica del centro sportivo Seregnello, sede dell’attività giovanile

«Non è giusto che i nostri figli paghino per una situazione che non hanno creato loro e di cui non hanno responsabilità, che semmai vanno ricondotte per intero alla dirigenza. O a quel che ne rimane…». È il grido di dolore lanciato da un gruppo di genitori degli atleti del settore giovanile del 1913 Seregno, alle prese con difficoltà impreviste, per riuscire a garantire ai propri figli la possibilità di proseguire il percorso agonistico. «Stiamo parlando in tutto di circa venticinque calciatori -spiegano-, nati tra il 2004 ed il 2007. Almeno, questi sono i casi di cui siamo a conoscenza, ma non possiamo escludere che ve ne siano altri. L’ostacolo che il sindaco Alberto Rossi ha incontrato nel suo tentativo di far iscrivere una nuova società al campionato di Promozione è lo stesso in cui ci stiamo imbattendo noi, per ottenere il cartellino dei nostri ragazzi e consentire loro di tesserarsi per un altro sodalizio. La federazione ci ha infatti informati che non è possibile uno svincolo d’ufficio, poiché il 1913 Seregno è ancora una realtà attiva, almeno formalmente, stante il ricorso al Tar del Lazio annunciato dalla proprietà».

Calcio: l’amarezza dei genitori dei ragazzi

Fabio Iurato, 57 anni, dal gennaio del 2022 alla guida del 1913 Seregno

L’analisi, quindi, va incontro ad un approfondimento: «Ci siamo rimasti male, soprattutto perché la federazione che ci ha negato lo svincolo d’ufficio è la stessa federazione che, pochi giorni fa, ha escluso il 1913 Seregno dall’attività giovanile per la prossima annata, sulla scorta della sua mancata iscrizione. Sappiamo bene della pendenza di questo ricorso al Tar del Lazio, che è un diritto della proprietà, ma che la proprietà magari avrebbe dovuto essere più sollecita a protocollare, considerato che qui in ballo c’è il diritto di questi giovani a svolgere un’attività agonistica, che a questi livelli è un divertimento e non certo una professione. Se altri nella gestione della società hanno sbagliato, e tutte le carenze e le lacune che anche noi come famiglie abbiamo affrontato nei mesi scorsi dimostrano che di errori ve ne sono stati parecchi, non è giusto che il conto lo debba pagare chi non ha nulla da rimproverarsi». La chiosa è lapidaria e sintetizza una volta di più lo spessore dei disastri che il patron Fabio Iurato ha combinato nella sua esperienza in Brianza: «Chiediamo alla federazione di svincolare i nostri figli o che almeno ci venga indicato un prezzo da pagare per riottenere i loro cartellini, poiché oggi come oggi nemmeno è possibile aprire un confronto nel merito, visto che in pratica non ci sono più interlocutori credibili. Alcuni aspettano solo questo passaggio burocratico per accasarsi altrove, ma lo stallo che si è creato sta impedendo loro di costruirsi un futuro».