Monza – L’Italia è stata solo sfiorata, sembra. Solo alcuni rallentamenti di servizi che si appoggiano su reti Telecom, in particolare sul caricamento di Google e sul funzionamento della rete mobile. Ma quello lanciato il 27 marzo è stato definito – anche dal New York Times – il più grande attacco hacker della storia di internet.
Tutto è iniziato quando una decina di giorni fa la società Spamhaus, che con sedi a Londra e Ginevra si occupa di filtrare chi fa spamming in rete, ha messo in lista nera la Cyberbunker, provider olandese di servizi. Finito in quarantena per la non completa chiarezza di ciò che passa sui suoi sever. E Ciberbuker ha risposto, prima con un comunicato con cui ha chiarito che ospita tutti i contenuti tranne – riporta il New York Times – quelli legati alla “pedopornografia e al terrorismo”. Poi con un attacco DDoS, un “Distributed denial of service” con cui si cerca di far saltare il bersaglio avversario tempestandolo con migliaia di richieste di accesso da più computer diversi. Un po’ come fa Anonymous quando colpisce i suoi bersagli.
In questo caso il risultato è stato uno spostamento di un numero enorme di dati che ha rallentato la rete in tutto il mondo, tanto che sul fatto indaga la polizia di cinque continenti. Anche perché Cyberbunker avrebbe trovato sostegno di hacker internazionali e per il timore che l’attacco possa compromettere servizi che trattano dati sensibili, per esempio quelli a carattere finanziario.
Un attacco con flussi di dati di 300 miliardi di bit al secondo indirizzati verso il sito dell’organizzazione. Drammatico il commento di un esperto: «È un numero reale. Si tratta del maggiore attacco mai denunciato pubblicamente dalla storia di internet – ha affermato Patrick Gilmore del provider di contenuti Akamai Networks, riportato dall’Ansa, descrivendo tali tipi di attacchi come sparare sulla folla con un mitra avendo come unico obiettivo quello di uccidere una sola determinata persona – A Cyberbunker sono matti, dovrebbero essere catturati e fermati: ritengono che sia loro permesso di inondare con lo spam».