Agrate Brianza – Se anche non ci fosse la dettagliata cronaca di quest’ultimo mese abbondante a dettagliare il crack del mobilificio agratese Brianza Arreda, basterebbe recarsi allo showroom di via delle Industrie per cogliere appieno l’anomalo stato di abbandono dell’edificio. Dentro, appena visibili attraverso il vetro ormai polveroso dell’ingresso, facendo opportuno schermo al sole con le mani, cucine attrezzate e tavole apparecchiate, e divani, mobili vari e arredi.
Fuori, subito accanto all’entrata dove restano comunque indicati i giorni e gli orari di apertura del negozio, due fioriere con erbe e arbusti secchi e bruciati dal sole. Stessa sorte patiscono le piante sistemate negli altri contenitori a lato dei gradini di accesso e poco più sotto. Come se il tempo si fosse fermato alla metà di giugno. E per certi versi è così. Allora ha preso forma conclamata l’incubo che oggi interessa decine e decine di clienti di Brianza Arreda: anticipi e caparre versate per l’acquisto di mobili mai consegnati e nessuno che risponda più alle legittime istanze, con i telefoni che suonano a vuoto nella sede ormai deserta.
L’insegna dello showroom è sempre lì, e anche le scritte rosse su fondo bianco a caratteri cubitali, ben leggibili dalla provinciale che marcia verso Carugate, «cucine, camere, soggiorni, salotti». Lo ripetono anche i cartelloni a bordo strada. Nessun foglio invece che indichi che l’esposizione è chiusa o che dia altre informazioni ai clienti buggerati. E sono molti quelli che ancora si recano sul posto, o perché informati dal tam tam della rete dell’avvenuta truffa, oppure perché, ancora ignari dell’accaduto, dopo tante chiamate a vuoto pensano di ricevere spiegazioni e chiarimenti.
Una processione, pare, a sentire i vicini di capannone: «Sono tanti a venire qui, vedono che è tutto chiuso e allora si rivolgono a noi e ci chiedono. Abbiamo visto più di una persona piangere quando realizza di aver perso i soldi e di essere stata ingannata». Inimmaginabile il crollo di Brianza Arreda, almeno da fuori: «Fino a poco più di un mese fa pareva tutto normale -proseguono i vicini del medesimo civico 8 di via delle Industrie -. C’era un normale passaggio di clienti e i gestori del mobilificio non hanno mai dato nell¿occhio per qualche motivo particolare. Siamo rimasti sconcertati per quanto è accaduto. È davvero incredibile».
Che però qualcosa non andasse per il verso giusto forse lo si poteva ipotizzare, almeno per le recensioni postate nel web e agganciate al sito di Brianza Arreda da mesi. Certo, pieno affidamento sulla rete, nel bene e nel male, non lo si può fare, ma a voler cogliere i segnali, almeno col senno di poi, c’erano eccome. Secondo questi commenti, che Brianza Arreda non offrisse ai clienti un buon servizio pareva già chiaro. Prezzi elevatissimi in partenza, dimezzati dietro sottoscrizione praticamente obbligata di un finanziamento rateizzato e richiesta di acquistare senza neppure aver visionato i mobili.
Alla fine, più d’una persona l’aveva sconsigliato. Nulla però faceva ancora pensare, almeno dall’esterno, a quanto si sarebbe aggravata la situazione di lì a poco. E le testimonianze piombate l’una dopo l’altra in internet e nella posta delle testate dei giornali lo dimostrano. Come la storia di Ester e Andrea, che a gennaio hanno messo piede a Brianza Arreda, hanno concordato con il socio e amministratore Alessandro Villa un acquisto corposo, cucina, camera matrimoniale, salotto, per un preventivo di 36mila euro, opportunamente dimezzato e rateizzato previa caparra di 4mila euro. Primo sospetto, la caparra veniva incassata e, solo su richiesta della coppia, veniva promessa la sua restituzione, mai avvenuta.
Da lì in avanti l’odissea per chiedere notizie, con Villa ormai irreperibile e i tempi di consegna dilazionati di volta in volta. A metà giugno tutte le utenze di Brianza Arreda risultavano staccate. Fino a recarsi in loco e trovare tutto chiuso, a interessare un legale e a sporgere denuncia ai carabinieri. Per qualche giorno all’ingresso dello showroom è comparso un cartello di «Chiuso per inventario fino al 30 giugno 2012». Ora anche questo palliativo è caduto.
Anna Prada