Veduggio, due anni e mezzo viadal calcio: squalifica confermata

Veduggio – Confermata la squalifica di due anni e mezzo ad Andrea Dal Santo: rigettato il ricorso dell’Ac Veduggio. La giustizia sportiva del calcio dilettantistico ha deciso. Il ricorso per annullare, o quanto meno diminuire, la squalifica del capitano Andrea Dal Santo è stata rigettata. La Commissione giudicante, dopo aver preso tempo, si è limitata a risentire l’arbitro interessato che, chiaramente, ha confermato la sua versione dei fatti. «Ci hanno dato una motivazione assolutamente insufficiente – commenta furibondo il presidente Piero Riva – perché ci è stato detto solo che l’arbitro ha confermato le sue parole e che, quindi, è confermata anche la squalifica. Non credo sia una cosa corretta: l’arbitro ha scritto una cosa e cosa ci aspettiamo? Che cambi versione? È ovvio che non smentisce. In più, sulla vicenda non hanno giudicato gli stessi commissari che hanno ascoltato le nostre ragioni. Anche questo non credo sia molto corretto e regolare».
La pallonata – La disavventura nella quale è piombato Andrea Dal Santo, classe 1978, capitano neroverde, ha inizio il mese di marzo, quando lo scontro al vertice tra Veduggio e Real Cesate si è trasformato in una sorta di bagarre, soprattutto fuori dal campo. L’arbitro Luca Papa ha dovuto far fronte a un comportamento dei supporter locali sicuramente poco ortodosso ma, nel suo referto, ha calcato la mano sulle vicende accadute in campo: «All’arbitro è arrivata addosso una pallonata – aveva spiegato il patron del Veduggio all’epoca dei fatti – e ha scritto che a tirarla è stato Dal Santo. Non è stato il nostro capitano e ci sono testimoni pronti a provarlo. Non ha visto chi l’ha tirata, ma ha dato la colpa a Dal Santo». Addirittura sembra che diversi giocatori avversari militanti tra le fila del Real Cesate siano pronti a confermare la versione del Veduggio.
Dall’avvocato – Per ora, la squalifica è confermata, anche se la società non ha intenzione di fermarsi: «Abbiamo scritto al presidente Belloli, mettendo in luce le nostre posizioni e stiamo valutando di adire alle vie legali perché non è possibile che finisca in questo modo».
Elena Sandrè