Seregno – Alla fine a vincere è stata soprattutto la solidarietà. La «Partita del cuore» andata in scena allo stadio Ferruccio di Seregno ha sì visto imporsi la Nazionale italiana farmacisti sulla Nazionale italiana cantanti (3-2), ma il dato saliente del sabato pomeriggio è stata la presenza sugli spalti di 3mila persone, che ha fruttato un incasso di 32mila 500 euro, di cui beneficerà la Croce Rossa italiana di Villasanta, bisognosa di nuovi spazi adeguati alle esigenze dei suoi volontari ed in particolare di un ricovero adatto per i suoi mezzi, oggi ospitati da un hangar dal quale si è costretti ad uscire in retromarcia.
Il match è stato giocato su buoni livelli, con i cantanti in vantaggio per primi alla mezz’ora, quando Daniele Battaglia ha sbloccato il risultato. Proprio ad un sospiro dall’intervallo, però, Federico Varoli ha ristabilito la parità. Nella ripresa Enrico Ruggeri e compagni hanno accolto nelle loro fila Carlo Molfetta, olimpionico di taekwondo in agosto a Londra, che subito ha ripagato la fiducia di mister Sandro Giacobbe, riportando avanti i suoi.
Una fase difensiva non impeccabile è tuttavia costata in seguito ai cantanti il definitivo sorpasso, firmato da Paolo Besozzi e Matteo Vanzan. Tra i tanti volti noti scesi sul rettangolo di gioco, la palma del più acclamato è toccata sicuramente ad Alessandro Casillo, beniamino delle ragazzine, che nel rush conclusivo ha addirittura sfiorato il pareggio, scheggiando la traversa.
«Oggi per noi è un giorno di felicità – ha commentato il sedicenne astro nascente della musica italiana, vincitore dell’ultima edizione del Festival di Sanremo nella categoria riservata ai giovani – perché tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo per beneficenza».
A fargli eco è stato Enrico Ruggeri, presidente della Nazionale italiana cantanti: «Nella conferenza stampa di presentazione, avevo detto che speravo che Seregno rispondesse a dovere, essendo in pratica un vicino di casa, e così è stato. Peccato per qualche nostra scelleratezza, che ci è costata il risultato».
Paolo Colzani