Seregno – Staccare la spina e porre termine ad un’agonia ormai evidente oppure cercare, nei limiti del possibile, di proseguire una legislatura nata sotto una cattiva stella? È l’interrogativo cui dovrà dare una risposta nei prossimi giorni la maggioranza di centrodestra che governa Seregno, dopo la burrascosa seduta del consiglio comunale che, ieri sera, martedì, è culminata con l’uscita dal gruppo del Popolo della libertà di Francesco Gioffrè, il consigliere finito nell’occhio del ciclone per essere stato tacciato di un comportamento ai limiti della connivenza con la ‘ndrangheta dal giudice per le indagini preliminari Andrea Ghinetti nell’ordinanza dell’operazione Ulisse.
Rigettando tutti gli inviti che gli erano arrivati in precedenza a fare un passo indietro, l’interessato ha infatti deciso di proseguire la sua esperienza tra i banchi e si è dichiarato indipendente di destra, sottolineando di essere «una persona onesta e corretta» e rammaricandosi per il mancato appoggio assicuratogli da alcuni esponenti della coalizione di cui faceva parte, in primis il capogruppo pidiellino Antonio Graziano ed il vicecapogruppo leghista Roberto Trezzi.
Assente per motivi familiari Graziano, Trezzi ha subito chiarito che la posizione del Carroccio non va intesa come una condanna preventiva, ma come un’azione di tutela dell’onorabilità della città. Chiara Novara, vicecapogruppo del Popolo della libertà, ha invece sottolineato la volontà di non fare di un sospetto una sentenza, ma ha aggiunto che il comportamento di Gioffrè dimostra poca sensibilità istituzionale.
Sul fronte delle opposizioni Federazione della sinistra e Partito democratico hanno ribadito l’esigenza che il neo indipendente lasci l’aula, pur se il capogruppo dei democratici Mauro Ballabio ha rimarcato come la maggioranza non sia stata a suo tempo altrettanto pronta ad esigere un passo indietro da Dario Ghezzi, il presidente di Gelsia Ambiente indagato per corruzione, mentre Piergiorgio Borgonovo dell’Udc ha fatto emergere divergenze di vedute tra Lega Nord e Popolo della libertà e tra le differenti correnti dello stesso Popolo della libertà, difficilmente sanabili, e Mariateresa Viganò degli Apoti ha assunto un atteggiamento garantista, sostenendo che Gioffrè abbia il diritto di rimanere al suo posto in quanto eletto, nonostante i dissapori tra le parti che nessuno ha mai celato.
In chiusura, il sindaco Giacinto Mariani ha spiegato come oggi «si stiano raccogliendo i frutti dell’inerzia di chi per quarant’anni ha finto di non vedere cosa accadeva sul territorio», dicendosi convinto che ora «si debbano dare risposte chiare alla popolazione e per questo serve una riflessione seria». Una riflessione che potrebbe riportare i seregnesi alle urne già nella prossima primavera, con due anni di anticipo sulla scadenza naturale della legislatura. «La città ha bisogno di figure immacolate, al di là delle ideologie politiche» è stata la chiosa del leghista Roberto Trezzi. Quasi un testamento da tramandare ai posteri.
P. Col.
Seregno: Gioffré non si dimette,traballa la Giunta Mariani
Staccare la spina e porre termine ad un'agonia ormai evidente oppure cercare, nei limiti del possibile, di proseguire una legislatura nata sotto una cattiva stella? È l'interrogativo cui dovrà dare una risposta nei prossimi giorni la maggioranza di centrodestra che governa Seregno.