Monza – Paga la riorganizzazione della rete degli autobus a Monza e l’ha fatto sapere tappezzando la città di volantini. «Chiedo solo di poter ritornare a casa tranquilla dopo il mio turno di lavoro». Lancia un appello accorato Maria Carmela Gentile, infermiera con esperienza ventennale, in servizio nel reparto di geriatria dell’ospedale San Gerardo. I recenti tagli alle linee automobilistiche cittadine l’hanno privata del mezzo di trasporto che la conduceva a casa. Anzi, dei mezzi di trasporto perché Maria Carmela, che abita a Sant’Alessandro, deve necessariamente prendere due autobus per percorrere in entrambi i sensi il tragitto casa-lavoro. «Io faccio i turni – spiega – quando lavoro di pomeriggio smetto alle 21.30 e ho l’obbligo di lasciare il reparto solo dopo l’arrivo della collega alla quale ho “affidato” i malati e passato le consegne. Da questa settimana l’ultimo pullman dal San Gerardo verso il centro parte alle 20.30 nei giorni feriali e alle 20 nei giorni festivi e anche dal centro verso casa mia dopo quegli orari non vi sono più pullman. Lunedì sera ho fatto la strada a piedi, al buio, da sola, nella nebbia. Non è certo il massimo della vita».
Un problema analogo si pone anche alla domenica mattina quando il primo pullman arriva alla fermata vicino alla casa di Maria Carmela alle 6.40 («Peccato che io debba essere in reparto già in divisa alle 7 per dare il cambio alla collega che ha fatto il turno di notte») e alla sera quando il bus passa intorno alle 19 («Per essere al lavoro per le 21 mi tocca uscire due ore prima»).
Maria Carmela ha iniziato a distribuire dei volantini per sensibilizzare l’opinione pubblica. «Sono vent’anni che prendo i mezzi pubblici monzesi- afferma -in questo momento mi sento umiliata e abbandonata dalle autorità. Non è possibile che un capoluogo di provincia ed un polo ospedaliero importante come il San Gerardo siano così mal serviti. Se è necessario tagliare delle corse perché non intervenire in certe fasce orarie del pomeriggio?».
Maria Carmela spera di ottenere l’appoggio di altri colleghi come i centralinisti , gli ausiliari delle squadre di supporto e gli addetti delle imprese di pulizie che terminano anch’essi il loro orario di lavoro tra le 21.30 e le 22.
Ma in ogni caso è determinata ad andare avanti nella sua battaglia. «Il pullman mi serve per andare e tornare dal lavoroconclude- Non mi sembra di chiedere la luna! In questo momento purtroppo le alternative che mi si pongono sono tutt’altro che allettanti: o prendere un taxi, troppo costoso per un semplice lavoratore, oppure camminare per oltre un’ora da sola in piena notte».