Renate – Era il settembre del 2002 quando don Dionigi iniziò da Renate il mandato episcopale alla guida della Diocesi Milano. E proprio nel paese che gli ha dato i natali Tettamanzi, che dal 9 settembre sarà arcivescovo emerito di Milano, ha voluto concluderlo. Questa mattina la comunità locale, don Ezio Castaldi in testa, lo ha atteso per dargli il bentornato e il porporato, che il 25 settembre consegnerà nelle mani del cardinale Angelo Scola il pastorale di San Carlo, non ha mancato di salutare tutti rivolgendo «il grazie riconoscente e grato a tutti voi che siete dentro il mio cuore e su cui so di poter contare».
E proprio sul significato del pastorale di San Carlo, da cui Tettamanzi ha ammesso di essere rimasto affascinato sin dalla tenera età, si è a lungo soffermato. Prima delle messa e delle parole intime ma trepidanti pronunciate dal cardinale nell’omelia, sul sagrato della chiesa cittadina, i saluti civili. Lo ha accolto il primo cittadino Antonio Gerosa che nella presenza del vescovo tra i suoi concittadini ha visto «un’occasione per riflettere sulla vocazione che si ha nella vita, nella politica, nella società coscienti che tutti abbiamo una responsabilità personale nella costruzione del bene comune soprattutto in questo tempo».
Poi il ”bentornato” ha assunto i colori della festa con il coro parrocchiale che ha intonato una poesia in dialetto scritta da Giacomo Cazzaniga per ripercorrere le tappe di Tettamanzi da novello sacerdote a vescovo di Milano. Alla comunità di Renate Tettamanzi ha chiesto di essere una comunità matura capace di guardare al proprio passato ma con gli occhi spinti in avanti. Nelle sue parole immancabile il riferimento ai giovani e, in particolare, ai giovani incontrati a Madrid per la Giornata mondiale della Gioventù, «giovani gioiosi ma capaci di vedere in noi la coerenza nella vita, coraggiosi di fronte a una situazione culturale e sociale impoverita e inquietante». Quindi l’abbraccio con la ”sua” Renate che ha voluto, in ogni persona, portargli il saluto.
Federica Vernò