Monza – È una delle situazioni di fronte alle quali la gente comune rimane a bocca aperta e non capisce. Ma come? Si tratta di analisi scientifiche, che dovrebbero, proprio perchè seguono un metodo comune, giungere a conclusioni almeno simili, e invece le consulenze disposte dal giudice e dalle parti in un processo spesso e volentieri approdano a risultati opposti: da una parte elementi che confermano la colpevolezza dell’imputato, dall’altra elementi che lo scagionano. Un colpo mortale all’obiettività della scienza oppure la spiegazione è un’altra? «Innanzitutto bisogna dire -spiega il comandante del Ris Luciano Garofano – che noi siamo gli esperti dell’accusa, ma l’accusa in Italia deve trovare anche prove a discapito e se le trova ha il dovere di valutarle. Da questo punto di vista è sbagliato considerarci una parte. Fatti salvi gli errori materiali il nostro ruolo è il più affidabile possibile. Per noi vale la certezza scientifica. La difesa, invece, è una parte, il suo scopo è dimostrare l’innocenza, è portata a suscitare dubbi, a ridimensionare la portata delle informazioni che noi forniamo». Il problema, però, in questi casi, è anche un altro: a volte le persone che intervengono come consulenti non hanno una preparazione specifica relativamente agli esami e agli accertamenti che vengono effettuati. «A Cogne -prosegue Garofano citando un caso ormai passato in giudicato – i consulenti di parte non avevano avuto esperienza del Bpa (l’analisi della distribuzione delle macchie di sangue nda) non avevano mai pubblicato un lavoro che si riferisse a questo». La confusione ingenerata nell’opinione pubblica, insomma, deriva in più di un caso, dalla presenza di esperti che, almeno su prove specifiche, proprio esperti non sono. Si apre, quindi, la questione di una vigilanza più stretta sugli esperti e sulle loro competenze, sia per quanto riguarda l’elenco dei periti d’ufficio che ogni Tribunale possiede, sia per la difesa i cui consulenti dovrebbero certificare la competenza non solo generica in scienze forensi ma anche specifica sulle analisi da compiere nel caso in questione. Certo, alcuni esperti anche della difesa possono vantare una preparazione adeguata ma in generale il settore è da riformare. L’errore d’altra parte, è sempre in agguato per tutti e tutti si devono impegnare a rispettare parametri di qualità. «Occorre puntare sulla qualità -spiega Garofano – Noi stiamo anadando verso l’accreditamento di tutti i laboratori secondo standard internazionali (Uni/Iso/Iec 17025) »