Monza – Processo per l’omicidio di Lea Garofalo, si riparte da zero: il timore si è trasformato in realtà questa mattina alla prima corte d’Assise di Milano. I giudici hanno accolto le richieste delle difese che chiedevano appunto l’azzeramento del processo sull’omicidio della collaboratrice di giustizia sciolta nell’acido a Monza due anni fa, dopo che il presidente Filippo Grisolia è diventato capo di gabinetto al ministero della Giustizia, cambiando quindi la composizione della corte. Grisolia è stato sostituito da Anna Introini.
Oltretutto, la situazione è stata resa ancora più complicata dall’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano che martedì ha portato all’arresto, tra gli altri, oltre il giudice Vincenzo Giglio e il finanziere monzese Luigi Mongelli, dell’avvocato calabrese residente nel comasco Vincenzo Minasi, difensore di uno dei sei imputati, indagato dalla Procura milanese di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreti d’ufficio e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalla finalità di favorire l’associazione mafiosa; da quella reggina per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.
Se entro luglio non si arriverà alla sentenza, gli imputati, l’ex compagno di Lea Garofalo Carlo Cosco, i fratelli di quest’ultimo, Vito e Giuseppe, Rosario Curcio, Carmine Venturino e Massimo Sabatino, potrebbero tornare in libertà per la scadenza dei termini di custodia cautelare.
R. Mag.