Monza – «L’accoglienza dei profughi rischia di trasformarsi in business per qualcuno». Il sospetto comincia a serpeggiare tra qualche amministratore locale che mette in guardia da chi potrebbe ospitare i migranti africani spinto da intenti non proprio umanitari: «In altre zone, sindaci di comuni guidati sia dal centrodestra sia dal centrosinistra si sono trovati decine di rifugiati in alberghi e residence senza nemmeno essere stati avvertiti – ricorda – i 46 euro al giorno che la Protezione civile paga per l’alloggio potrebbero fare gola a molti». Sindaci e assessori brianzoli invitano intanto Roberto Giarola, incaricato di gestire la prima accoglienza in Lombardia, a non calare decisioni dall’alto.
La questione è stata affrontata nel tardo pomeriggio di ieri in un incontro in Provincia a cui hanno partecipato, oltre ai responsabili della Protezione civile, i rappresentanti dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani. Gli amministratori locali e le associazioni di volontariato chiedono anche a Milano e a Roma di non essere lasciati soli nell’affrontare una eventuale permanenza che si annuncia lunga. Dopo l’emergenza sarà infatti necessario organizzare corsi di italiano in vista di una integrazione dei migranti.
Secondo i calcoli effettuati dalla Regione sulla base degli abitanti dei singoli territori, la Brianza dovrebbe dare un tetto all’8,5% dei profughi che giungeranno in Lombardia. C’è chi, traducendo la stima in cifre, ipotizza l’arrivo di una novantina di immigrati, perlopiù centrafricani che lavoravano in Libia, che potrebbero presentare richiesta di asilo politico.
Da un paio di settimane dieci sono ospitati al pensionato Botticelli di Lissone e altri dieci sono prima approdati all’istituto Pozzi di Seregno per poi essere trasferiti alcuni giorni fa a Cascina Costa Alta, la struttura nel Parco di Monza gestita dalla cooperativa Meta. Un gruppo di stranieri domenica ha trascorso qualche ora in allegria alla Festa dei popoli organizzata dai padri Saveriani a Desio.
M.B.