Agrate Brianza – Piazza Duomo a Milano si è trasformata in una cattedrale a cielo aperto per la proclamazione di tre nuovi beati. Si tratta di Serafino Morazzone (1742 – 1822), sacerdote milanese, per molto tempo parroco di Chiuso (Lecco), soprannominato “il curato d’Ars ante-litteram”; suor Enrichetta Alfieri (1891-1951), delle suore di Santa Giovanna Antida, per molti anni impegnata nella pastorale delle carceri della città, portatrice di riconciliazione prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale; padre Clemente Vismara (1897-1988), missionario del Pime nativo di Agrate Brianza (Pontificio istituto missioni estere), “patriarca della Birmania”, dove ha vissuto per 65 anni.
All’inizio della celebrazione, sono state presentate delle brevi biografie dei tre beati. Quella di padre Vismara è stata letta da padre Piero Gheddo, per molto tempo postulatore della sua causa. Padre Gheddo ha citato alcune frasi di padre Clemente: «La vita è fatta per esplodere, per andare più lontano. La vita è bella quando la si dona». Nella formula di beatificazione, letta dal cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la causa dei santi, i tre vengono così definiti: don Serafino Morazzone «pastore umile, completamente dedito al servizio del gregge a lui affidato e fulgido esempio di preghiera, carità e povertà»; suore Enrichetta «Angelo delle carceri, testimone dell’infinita misericordia di Dio verso i suoi figli e di piena fiducia nella speranza del loro riscatto»; padre Clemente «instancabile annunciatore e testimone del Signore Gesù in terra d’Oriente e difensore degli ultimi tra i poveri e i malati».
Nella sua omelia, il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi ha sottolineato la «grandezza della piccolezza evangelica» che brilla nelle tre figure dei beati, tutti caratterizzati da una vita umile, semplice, eppure capace di muovere i cuori. «La grazia sorprendente dell’Eucarestia – ha precisato il cardinal Tettamanzi –, l’amore gratuito di Dio che non cessa di farsi dono, continua ad esercitare una misteriosa forza di attrazione anche in un mondo come il nostro, apparentemente distratto e indifferente, ma in realtà assetato di riconciliazione e di unità, bisognoso di quella carità semplice e concreta che sa trasfigurare la normalità del quotidiano nella piccolezza di un sorriso, di un gesto di amicizia, di una parola di consolazione». E citando padre Vismara, ha aggiunto: «La vita è radiosa dal momento in cui si incomincia a donarla. Solo l’amore fa vincere la vita».
A rendere ancora più concreto questo amore che «fa vincere la vita», il Comitato per le beatificazioni ha proposto che tutte le offerte raccolte durante la messa, saranno utilizzate per ricostruire l’orfanotrofio, la chiesa, e la casa di Monglin, prima missione di padre Vismara. Tutte quelle strutture infatti sono state distrutte dal terremoto che ha colpito il Myanmar lo scorso 24 marzo. Alla fine della comunione, un gruppo di suore e laici birmani hanno intonato un canto eucaristico nella loro lingua.