Monza – È un Verdi pop quello che vuole mettere in luce lo spettacolo in programma sabato 9 febbraio al Binario 7 di via Turati a Monza. Un Verdi inedito con scritti e aneddoti conosciuti (forse) dagli appassionati, ma sconosciuti ai più. Ad avvicinare il cigno di Busseto alla sua Italia ci ha pensato Ira Rubini, giornalista e autrice di teatro, oltre che conduttrice radiofonica. Ed è accaduto proprio nel corso di una trasmissione radiofonica che la genialità e la passione verdiana della giornalista si è incontrata con l’originalità e la professionalità musicale degli Ottavo Richter.
«È successo due anni fa – ha raccontato Rubini, loggionista della Scala da quando aveva quattordici anni – e l’occasione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia ha portato alla stesura di uno spettacolo che ora, in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi è ritornato di grande attualità ».
In “Verdi e la sua Italia”, questo è il titolo del nuovo appuntamento della stagione di “Terra”, ci sono tutte le arie più celebri del compositore italiano: dal Nabucco alla Traviata, dal Rigoletto al Macbeth, ma chi ama le versioni accademiche, forse perfette, ma sicuramente fredde e un po’ ingessate farebbe meglio a cambiare programma.
Chi conosce gli Ottavo Richter, del resto sa che offrono una versione sempre molto bandistica, coinvolgente e trascinante ma sopra le righe. Come può essere definita, del resto, una esecuzione verdiana con tanto di chitarra elettrica? «Ma Verdi era così – ha sottolineato Ira Rubini – e lo spettacolo vuole davvero fare emergere l’anima pop del compositore. Lo dimostra anche il fatto che Verdi odiasse Wagner, per esempio, con cui tra l’altro (forse per il contrappasso dantesco) condivide il bicentenario».
Verdi pop che scrisse anche un inno d’Italia. Si intitola “Suona la tromba”, ma sono in pochi a saperlo. Un inno scritto dal Verdi repubblicano e filo-mazziniano, mai divulgato e mai adattato alla richiesta della casa regnante sabauda. Nulla a che vedere, d’altra parte, con l’aria del “Va pensiero” che un paio di decenni fa, in tempi non sospetti, prima che Bossi e Maroni lo scegliessero come inno del Carroccio, contendeva a “Fratelli d’Italia” il compito di rappresentare l’Italia. Uno spettacolo che interagisce con il pubblico e vuole dichiaratamente avvicinare ancor di più gli ascoltatori a Giuseppe Verdi. E non mancheranno documenti inediti come una lettera originale scritta dall’amata compagna di Verdi, Giuseppina Strepponi, in cui si parla degli anni parigini. Sarà in ogni caso il secondo spettacolo monzese dedicato a Giuseppe Verdi nell’anno del bicentenario della nascita, e non l’ultimo: il primo sabato scorso, con la rappresentazione del Trovatore al teatro Manzoni. Ma si trattava in quel caso di un’edizione filologicamente corretta dell’opera verdiana. Che quello di sabato prossimo sarà uno spettacolo ricco di sorprese e colpi di scena, invece, lo rivela già la presenza dell’ospite d’onore, il soprano Gianluigi Carlone, voce della Banda Osiris. E la formazione d’appartenenza è già una garanzia.
«Ira Rubini ha scelto le arie – ha raccontato Raffaele Kohler, tromba, uno dei componenti degli Ottavo Richter, che hanno già frequentato i palchi monzesi negli ultimi anni – ma ha lasciato a noi la piena libertà nel renderlo attuale». Se ci saranno riusciti, deciderà il pubblico. Sabato sera, 9 febbraio, alle 21. I biglietti costano 12 euro, riduzioni a 10 per under 25, over 65 e convenzionati, solo 6 euro per gli under 18. Due biglietti costano ciascuno 8 euro con il coupon-sconto sul Cittadino in edicola.
Giusy Taglia