Per tre ragazzi (o giovani adulti) su quattro, tra quelli interpellati a Monza in una indagine sociale, è normale fumare cannabis. Due terzi degli intervistati ha riferito di avere consumato droghe nel mese in cui sono stati interpellati. Per quasi il 90% di loro, bere una birra non basta, di solito si va oltre, anche molto oltre: e infatti al 7% di loro, tra i maggiorenni, è stata ritirata la patente perché fermato in stato di ebbrezza alla guida dell’auto.
Sono solo alcuni dei dati che compongono le premesse del progetto “Inside 24.26” di Monza, organizzato in risposta al bando di “prevenzione e limitazione dei rischi nei luoghi di aggregazione e di divertimento giovanile e di contrato al disagio di giovani e adulti a rischio di marginalità, attraverso interventi di aggancio, riduzione del danno e inclusione sociale”: in altre parole, educativa di strada, che il Comune ha approvato facendone peraltro parte insieme alla cooperativa sociale Carrobiolo2000, consorzio Ex.it, cooperativa Aeris, Asst Brianza. Ciascuno con i propri mezzi contribuisce a mettere in pratica un progetto di prevenzione finanziato dalla Regione Lombardia con poco meno di 180mila euro nel corso del triennio.
Monza: per tre ragazzi su quattro è normale fumare cannabis, i quartieri più fragili
Con un punto fermo: “L’ambito territoriale di riferimento in cui si svilupperà il progetto è quella del contesto urbano di Monza, con un focus particolare sui quartieri periferici di Cederna Cantalupo e San Rocco – si legge nella relazione del progetto –. Si tratta di quartieri con il più alto numero di residenti stranieri, entrambi caratterizzati da numerose situazioni di fragilità e marginalità sociale. Tuttavia negli ultimi anni si è assistito ad un fenomeno che interessa il centro città che diventa luogo di convergenza di comportamenti devianti in special modo durante il fine settimana ed è per questo motivo che il progetto Inside intende presidiare anche tali aree“. E ancora: “La nostra conoscenza del contesto monzese affonda in una presenza ed esperienza più che ventennale sul territorio e in un’intensa collaborazione con il Comune di Monza, le consulte di quartiere e le realtà associative, laiche e religiose del comune. Questa collaborazione, anche in relazione a diverse progettualità, ha consentito una ricognizione costante delle necessità in ambito sociale della popolazione e ha portato a evidenziare un continuo aumento delle situazioni di fragilità famigliare, affiancate da condizioni di multi-problematicità”.
Sul piatto soprattutto la fragilità sociale, dal momento che se “fra il 2019 e il 2020 il numero dei nuclei interessati dalla misura del Reddito di cittadinanza è aumentato del +47,2%, mentre le persone coinvolte sono incrementate del +42,2%“, nel biennio successivo “i nuclei sono ulteriormente aumentati del +15,5% e le persone coinvolte del +11,5%. Se da una parte la provincia di Monza e della Brianza presenta un rapporto numero di persone coinvolte dal beneficio sulla popolazione inferiore al dato regionale (2,07% contro 2,49%), si rileva tuttavia come l’intensità del disagio economico a Monza Brianza sia più elevata, poiché l’importo provinciale medio del beneficio è pari a 523,57 euro, contro i 517,28 euro dell’intera Lombardia (Afol Provincia Monza e Brianza). Inoltre, tra i percettori del reddito, il 53% è in carico ai servizi sociali per progetti contro l’esclusione sociale, in quanto non avviabili al lavoro, elemento che evidenzia ulteriormente la fragilità della condizione in cui si trovano queste persone”.
L’indagine finora condotta dai protagonisti del progetto sottolinea le difficoltà occupazionali e rileva “il continuo aumento del consumo di sostanze stupefacenti tra i giovani che si sta registrando negli ultimi anni: nel 2017 i pazienti di età inferiore ai 26 anni in carico al SerT, il servizio per le tossicodipendenze della Asst di Monza, erano il 17,2% del totale dei pazienti, passando poi al 25,5% del 2019 e al 28,7% del 2020 (dati SerT).
Tale fenomeno è altresì potenziato da un abbassamento dei costi e da una revisione culturale del concetto di consumo di cannabinoidi, che porta i giovani ad avvicinarsi alle droghe con una modalità consumistica e senza la paura che possa costituire un pericolo. Inoltre, la presenza di tipologie sempre più diversificate di sostanze circolanti (dall’alcol, al ritorno dell’eroina, alle droghe di sintesi), nonché le modalità di tale consumo (sempre meno per via iniettiva e sempre più fumate o assunte per via inalatoria) favorisce un continuo aumento dei processi di consumo e il rischio che, quando si presenti un problema, si ricorra alle sostanze stupefacenti come risposta”.
Monza: per tre ragazzi su quattro è normale fumare cannabis, il progetto
“Inside” prosegue quindi il lavoro del precedente progetto e si concentra sull’attività dell’unità mobile, “che presidia i luoghi del rischio e costituisce la prima occasione di contatto con persone che permangono in una situazione di disagio perché ignare delle opportunità fruibili, e l’educativa territoriale che intercetta in luoghi destrutturati situazioni di tensione e disagio prima che diventino un possibile rischio e, allo stesso tempo, consente di attivare con i giovani processi di coesione sociale, in grado di generare legami positivi e contrastare così il rischio di comportamenti devianti”. Il modello ha un obiettivo: intercettare i soggetti fragili fuori dal contesto “strutturato” per arrivare nei luoghi di ritrovo dei più giovani.
In questo senso, gli operatori provano a “prevenire l’adozione e la diffusione di comportamenti devianti nei giovani, in particolare legati all’uso di sostanze alcoliche e psicotrope, nel contesto urbano di Monza“, ad aumentare l’inclusione sociale, a limitare o scongiurare tensioni sociali nei quartieri, mettere i contatto i ragazzi dove necessario con i servizi e la rete socio-sanitaria, sviluppare un modello integrato di intervento.
Monza: per tre ragazzi su quattro è normale fumare cannabis, i numeri
“Il target principale del progetto sono i giovani (16-24 anni) e i giovani adulti (25-34 anni) che vivono e frequentano il contesto urbano di Monza. In particolare, il progetto intende intercettare tutti coloro che per svariati motivi non avrebbero un accesso spontaneo ai servizi pubblici del territorio” e quindi “giovani e giovani adulti che frequentano i locali notturni e i luoghi di aggregazione informale e formali (piazze, parchetti, spazi all’aperto, scuole) che saranno contattati attraverso l’unità mobile (aggancio spot). Si stima di raggiungere 1.000 persone, di cui il 25% donne e il 75% uomini”; poi ancora giovani e giovani adulti “a rischio devianza che saranno contattati attraverso l’educativa di strada e con i quali saranno sviluppati percorsi di consapevolezza e di cittadinanza attiva (presa in carico parziale). Si stima di raggiungere 200 persone, di cui il 30% donne e il 70% uomini”. E infine la stessa categoria di età ma di persone “in situazioni di fragilità (disagio sociale, problematiche famigliari, dipendenza da sostanze stupefacenti) che saranno seguiti, attraverso lo sviluppo di percorsi di accompagnamento individualizzato, al fine di superare le difficoltà in cui si trovano e avviare così processi di inclusione sociale. Si stima di raggiungere 30 persone, di cui 80% donne e 20% uomini”.