Monza – Oltre 80mila euro dalle rapine, 46mila dalle clonazioni dei bancomat, 50mila dall’usura, 22mila euro da furti di capi di abbigliamento. Sono i numeri del «business» criminale di Zio Peppe e il suo «apparato militare», napoletani, calabresi e i temibili albanesi, quelli che Esposito «è riuscito a comandare a Monza», armati di kalashnikov e P38 Magnum, che si porta appresso quando ha incontri pericolosi e che manda nei cantieri: «Tanto quelli sanno fare tutto».
Sono i colpi alla Snai attraverso una «talpa», la monzese Elena Russo, donna di Cosimo «Cosimino» Dicembre, 55 anni, il braccio destro di Zio Peppe, quelli che fruttano di più. Almeno 65mila euro. Elena Russo, classe ’77, non lo fa solo per amore. In cambio vuole una casa popolare a Monza con l’intercessione di «Giuà» Antonicelli.
Un’escalation partita da mezzo chilo di cocaina affidata da Esposito a Marcì, Bossone e Fiamma. Acquistata a 45 euro al grammo deve essere rivenduta a 60 euro. Ma in poco tempo della polverina non resta traccia: Marcì si chiama fuori, dice che i compari se lo sono sniffata. Esposito non ne vuole sapere nulla. La coca deve essere pagata e «gli schiavi» di Zio Peppe – come li chiama la moglie, Giuseppina – si attivano.
Bar, pizzerie, i centri Snai. Per i colpi la banda usa spesso armi vere. Le «batterie» sono composte dal monzese Luigi Ferone, da Alfonso Fiamma di Villasanta, da Jawad «il marocchino» da Ksolla l’albanese, da Marcì, dai Bossone, Andrea e Aniello, il secondo di Brugherio, che si occupano anche della droga. Cosimino è incaricato anche di andare a intascare i soldi dagli strozzati con interessi fino al 1000 per cento.
Poi c’è Diego Lombardo, napoletano, il mago della clonazione dei bancomat: in due distributori di carburante è riuscito a spillare oltre trecentomila euro. Poi c’è Antonio Robertone, il muggiorese vicino all’ndranghetista Salvatore Mancuso che se ne intende, tra le altre cose, di estorsioni. Spilla fino a 29mila euro da un prestito di 11mila.
Il clan riversa migliaia di banconote fasulle nel mercato, ruba e vende ogni cosa. Non butta via nulla: di una Fiat 500 rubata usata per le rapine vendono ad un carrozziere tutti i pezzi possibili prima di dare fuoco al resto.
Intanto, sul fronte giudiziario, se Esposito, in carcere a Cremona, davanti al magistrato Guido Salvini si definisce «un povero analfabeta», l’ex assessore Giovanni Antonicelli, a Varese dove è detenuto, dopo aver chiesto un incontro, per quattro ore ha evidentemente cercato di dire la propria verità al sostituto procuratore Salvatore Bellomo. Quattro ore top secret.
Roberto Magnani